Цели «Евразийского Движения»:
- спасти Россию-Евразию как полноценный геополитический субъект
- предотвратить исчезновение России-Евразии с исторической сцены под давлением внутренних и внешних угроз --
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Nel proseguire il tema che abbiamo iniziato a
trattare negli articoli Continente
Russia e L'inconscio
dell'Eurasia, vorremmo adesso studiare nelle sue
linee generali la missione del continente americano dal
punto di vista della geografia sacra. Il ruolo degli
Stati Uniti, l'ultima superpotenza rimasta ormai al
mondo, appare oggi centrale nella geopolitica globale. A
partire dalla fine dei XIX secolo, un continente
marginale, che sino ad allora aveva rappresentato
null'altro che una provincia secondaria del Vecchio
Mondo, dell'Europa, diviene progressivamente un gigante
politicamente e culturalmente autonomo, finché, dopo la
Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti si propongono
come universale modello paradigmatico tanto per gli
stessi paesi, europei quanto per l'Asia. Il significato
dell'America cresce incessantemente, si diffonde un
insieme di criteri intellettuali, culturali.
psicologici
e persino filosofici collegati all'America che va ben al
di là dei suo influsso economico e militare. Diviene
evidente l'esistenza di una «America mitologica», di una
«America come concetto», di una «America come idea
dell'America». E noi siamo profondamente convinti che,
se una simile «idea dell'America» ha potuto radicarsi
nella coscienza geopolitica universale ed entrarvi come
qualcosa di «neo-sacrale», devono esservi state delle
importanti ragioni, connesse con l'inconscio collettivo
dell'umanità, e con quella segreta geografia
continentale che affonda le sue radici nei millenni ed
il cui ricordo continua a vivere negli archetipi
psichici. Il presente articolo si prefigge precisamente
di esaminare il significato profondo dell'America come
«continente interiore».
La carta
segreta
Le ipotesi
sulla scoperta dell'America da parte del Vecchio
Mondo molto prima di Cristoforo Colombo stanno
diventando sempre più popolari. E' quasi
dimostrato che i Vichinghi scandinavi visitarono
l'America del Nord sulle loro navi; rune nordiche
si trovano ovunque sulla costa orientale del
Canada, in Labrador, nell'isola di Terranova e
così via. Abbastanza convincenti sono anche le
argomentazioni dei ricercatore De Mayo riguardo ai
contatti tra la civiltà degli Incas e gli stessi
Vichinghi. E ci sono inoltre altre versioni
secondo le quali l'Europa avrebbe sempre saputo
dell'esistenza dei continente americano; tale
informazione non sarebbe stata divulgata solo per
ben precise ragioni di ordine sacro. Ma di
particolare interesse appare l'enigmatica storia
della carta. di Muhiddin Piri Reis, sulla quale ci
soffermeremo dettagliatamente.
Nel 1520 Muhiddin Piri
Reis, ammiraglio della flotta turca, pubblicò ad
Istanbul un atlante di navigazione chiamato
Babriye (questo atlante è tuttora
conservato nel Museo Nazionale di Istambul).
Alcune delle carte che vi si trovano raffigurano
con stupefacente precisione l'America dal Nord e
del Sud, la Groenlandia e ... l'Antartide che.,
almeno secondo gli storici ufficiali, non poteva
semplicemente essere conosciuta ai navigatori
dell'epoca. Piri Reis
spiega in questo modo la provenienza di quelle
carte. Sarebbero state trovate indosso ad uno
spagnolo che aveva partecipato alle tre spedizioni
di Cristoforo Colombo e che era quindi stato
catturato in un combattimento navale
dall'ufficiale turco Kemal. Nelle sue note Piri
Reis afferma che solo grazie a quelle carte
Colombo aveva potuto scoprire il Nuovo Mondo. Una
conferma indiretta dì questa affermazione è
contenuta nel libro scritto dal figlio di
Cristoforo Colombo, Fernando, Vita
dell'ammiraglio Cristoforo Colombo, nel quale
si legge: «Egli (cioè Colombo) si servì di una
gran quantità di informazioni prima di giungere
alla convinzione che avrebbe potuto scoprire
numerose terre ad occidente delle isole Canarie».
Le carte di Colombo, capitate tra le mani di Piri
Reis, erano state disegnate nel 1498, ma lo stesso
ammiraglio turco riteneva che fosse giunto sino a
Colombo un libro dell'epoca di Alessandro Magno.
Tuttavia alcuni dettagli delle carte - ad esempio
l'Antartide e la Groenlandia non appaiono in esse
ricoperte dai ghiacci, il che consente, in
particolare, di osservare come quest'ultima sia in
realtà composta da due isole (un fatto confermato
da una recente spedizione francese) - possono
riferirsi solo ad un quadro geografico del pianeta
risalente a cinque millenni fa! L'analisi delle
carte di Piri Reis compiuta dal professor A.
Afetinan nel libro La più antica carta
dell'America(1)
e la perizia effettuata negli Stati Uniti
dall'Istituto di Cartografia Marina hanno mostrato
l'incredibile precisione di. queste carte, nelle
quali sono raffigurati persino alcuni massicci
montuosi dell'Antartide e della Groenlandia solo
recentemente scoperti dal geologi. Una precisione
consentita, secondo gli esperti, solo dalla
fotografia aerea. . In un
modo o nell'altro, i popoli eurasiatici devono
perciò essere stati a conoscenza dell'esistenza
dell'America molto prima di Colombo; tuttavia,
poiché nessuna conoscenza scompare senza lasciare
traccia, ma discende invece nella sfera
dell'inconscio o si ritira nella profondità dei
segreti esoterici, un continente così importante
come l'America non poteva non essere un
fondamentale elemento della «geografia sacra»
degli uomini del passato; allo stesso modo il
ruolo moderno dell'America come civiltà autonoma
non è altro che il risveglio di alcuni antichi
archetipi conservati dal subconscio delle nazioni
eurasiatiche.
2. Perché non
«Colombia?»
Molti spiegano
l'attuale denominazione del continente con il
nome di Amerigo Vespucci, anziché con quello
di Cristoforo Colombo, semplicemente come il
risultato di un equivoco storico e di un errore
casuale. Noi non possiamo assolutamente essere
d'accordo, poiché non è difficile osservare come,
persino nell'ambito più locale, tra le
denominazioni meramente «razionali» sopravvivono
anche quelle che in qualche modo corrispondono ad
archetipi linguistici semi-inconsci, ad esempio
nel noto fenomeno della cosiddetta «etimologia
popolare». La semplice somiglianza fonetica ha in
ciò un ruolo importante, ma una tale
identificazione di concetti sulla base di una
parvenza sonora testimonia non tanto della loro
«erroneità» (come riteneva la scienza
«positivista» del XIX secolo e dei primi anni del
XX), quanto della saldezza delle strutture
significanti, non però al livello delle parole
intere, ma a quello delle singole lettere e delle
loro associazioni. Sulla base della cosiddetta
«etimologia popolare» si fondano il nirukta
e la «Qabbala» ebraica, metodi sacri
metafisicamente pregevoli e non certo «popolari».
Riteniamo pertanto che, per trasmettersi ad un
continente tanto gigantesco e senz'altro
estremamente significativo per la sua missione
geopolitica, la parola «America» debba
necessariamente racchiudere in sé un'idea fonetica
collegata ai modelli arcaici della proto-lingua
nella quale si conserva il subcosciente delle
nazioni eurasiatiche.
Nell'immagine sacra (e di conseguenza nella
denominazione) dell'America doveva in primo luogo
riflettersi l'idea della sua origine
«estremo-occidentale». Secondo i lavori dei
professor Wirth, il più antico centro sacro
dell'Occidente è stato la terra di Mo-Uru, l'isola
di Mo-Uru, situata nell’Atlantico
nord-occidentale. Questo nome è presente nel
Bundabishn (un testo sacro zoroastriano),
dove viene ricordato come terza tappa dopo Aryànem
Vaéjo - dei grandi antenati arii. (La stessa
Aryànem Vaèjo si trovava invece proprio al Polo
Nord, nel continente, scomparso ormai molti secoli
or sono, «Arktoa ghe»). Proprio con l’ausilio di
questa parola chiave, «Mo-Uru», e fondandosi sulla
decifrazione delle rune e dei simboli pre-runici
(in particolare della scrittura lineare egiziana
predinastica, delle iscrizioni micenee e persino
degli antichi graffiti rupestri) il professor
Wirth ha potuto penetrare i segreti di tanti
cataclismi etnici e razziali della Preistoria.
Nelle sue differenti varianti fonetiche Mo-Uru è
presente nella Bibbia - Moria è il nome della
terra dove Abramo decise di offrire Isacco in
sacrificio a Dio - nelle saghe celtiche, nelle
quali si parla della terra di «Morias» o «Murias»
come della patria delle stirpi nordiche e divine
dei Tuatha De Danann, ed in Scandinavia, dove il
circolo di pietra dei centro pagano di culto si
chiamava appunto Moraste, vale a dire
«pietra di Mor» e così via (2).Wirth
suppone (e dimostra convincentemente nei suoi
minuziosi lavori L’origine dell'umanità e
La proto-scrittura sacra dell'umanità,) che
gli «amorei», i «mauri» e persino i «maori»
dell'Oceania sono gli eredi degli antichi profughi
di questo centro sacro situato nell'Atlantico
settentrionale. Egli pensa anche che la geografia
di questa terra sia stata in seguito trasferita
nella toponomastica delle successive sedi degli
«uomini di Mo-uru».Curiosamente, il termine
Amorei significa in ebraico proprio «popolo
dell'Occidente» (am uru). Esiste anche una
dottrina sacra affermante che la tradizione
giudaica è «occidentale» per la sua origine
simbolica e preistorica. Di ciò testimoniano anche
l'usanza giudaica di festeggiare in autunno l'Anno
Nuovo ed il calcolo del giorno a partire dalla
sera, sottolineando così il particolare
significato dell'orientamento occidentale, che
corrisponde alla sera ed all'autunno, cioè al
periodo di «tramonto» del giorno e dell'anno. In
una simile prospettiva la stessa Ur dei Caldei,
dalla quale Abramo si allontanò verso la terra
promessa, appare un sostituto di Mo-Uru, della «Ur
nord-atlantica», poiché persino lo Zohar
afferma che «Ur», dove inizialmente risiedeva
Abramo, simboleggia la «condizione spirituale
superiore», dalla quale Abramo, per necessità
provvidenziale, discese verso il basso. (E'
interessante notare che gli stessi ebrei
condividono abbastanza spesso questo punto di
vista riguardo all'origine occidentale della loro
tradizione, come si vede dai diversi
progetti sionisti di «organizzazione dello
stato ebraico» in America o dai libri di Simon
Wiesenthal sulla preistoria ebraica dell'America e
di Edmund Weizmann su L'America. Nuova
Gerusalemme). In questo
modo l'enigmatica parola «Mo-Uru» designa proprio
il continente sacro extraeuropeo, situato ad
Ovest, nell'Atlantico. Ma «Mo-uru», «Amuru», o
«Amoru» (queste forme si incontrano storicamente
nelle diverse tradizioni) sono foneticamente assai
simili a «America».Non è neppure escluso (anzi, è
probabile) che proprio questa «coincidenza», o
meglio questa provvidenziale corrispondenza, sia
servita come fondamento inconscio o semiconscio
per l'assegnazione al Nuovo Mondo, di un nome
esteriormente tanto profano ed interiormente tanto
sacro.
Atlantide e Oltre-Atlantide: il
mistero del dollaro
Naturalmente questo
rapporto «America» - «Mo-uru» si Collega
direttamente al mito di Atlantide, al
paleo-continente di cui han parlato Solone,
Platone e molti altri dopo di loro. Atlantide è il
continente sacro occidentale dove fiorì una grande
civiltà spirituale perita in seguito ad uno
spaventoso cataclisma e ad un'inondazione. La
rovina dei continente è per lo più descritta colme
un avvenimento graduale: dopo l'inabissamento
della sua parte continentale, situata ad occidente
di Europa ed Africa, per qualche tempo
sopravvissero nell'Atlantico del Nord alcune isole
nelle quali si concentrarono le ultime stirpi
degli Atlantidi e la loro tradizione. Una di
queste terre fu, a giudizio di Wirth, proprio
Mo-Uru, che venne a sua volta sommersa dalle acque
alcuni millenni dopo il cataclisma principale.
Tuttavia il continente
America non è il continente più occidentale della
geografia sacra (Atlantide), ma la sua
continuazione ad Occidente. In altre parole
l'America era un'«Oltre-Atlantide», vale a dire
una terra situata «da quella parte, verso Ovest».
E' possibile che questa dislocazione sacralmente
simbolica dell'America spieghi l'inquietante
segretezza collegata ad essa nel contesto della
geografia sacra delle civiltà tradizionali
dell'Eurasia. In conformità
a questa geografia sacra, ad Occidente si trova la
«Terra Verde», la «Terra dei Morti», una sorta di
mondo semi-materiale, che ricorda l'Ade o lo
Sheol. E' il paese del Crepuscolo e del Tramonto,
dal quale non vi è uscita per i semplici mortali e
al quale può accedere solo un predestinato. Si
ritiene che la denominazione Groenlandia (che
significa, appunto, «Terra Verde») si riferisca
proprio a questo luogo. La «Terra Verde» non è
Atlantide (e neppure Mo-Uru), ma qualcosa che si
trova più ad Occidente di essa, un «mondo della
morte», un «regno delle tenebre». E questo aspetto
ultramondano del continente americano si rivela in
maniera stupefacente sin dalla prima occhiata ad
una cosa tanto banale come il segno del dollaro.
René Guénon ha una volta osservato che all'origine
dei simbolo $ sulle monete americane sta una
semplificazione grafica dell'emblema sacro che si
incontra nelle monete dell'arca mediterranea.
Inizialmente i due segni verticali erano delle
rappresentazioni delle «colonne d'Ercole»
che, secondo la tradizione, si trovavano sullo
stretto di Gibilterra. In questo segno appariva
inizialmente anche la scrittura simbolica nec
plus ultra, che significa «non oltre».
Entrambi questi simboli avevano il significato di
un confine, del margine occidentale della
geografia sacra umana, al di là del quale si
trovano i «mondi non umani». E questo simbolo «di
confine», indicante che oltre Gibilterra non si
poteva andare, è divenuto in maniera paradossale
il simbolo finanziario dell'America, di un paese,
cioè, che si trova «al di là del confine», proprio
dove il prototipo del regno del dollaro proibiva
di andare. Anche da questo si può intendere la
qualità simbolica «ultramondana» dell'America,
nella quale si rivelano gli aspetti geopolitici
tenebrosi e proibiti della civiltà umana.
In una simile prospettiva
la nuova scoperta dell'America ad opera di Colombo
ha in sé un significato alquanto funesto, poiché
indica la comparsa all'orizzonte della storia
della «Atlantide sommersa», e neppure della stessa
Atlantide, ma della sua «ombra», della sua
prosecuzione negativa nell'Occidente simbolico,
nel «mondo dei morti». Ed in questo senso è
abbastanza significativa la coincidenza
cronologica di questa «nuova scoperta» con
l'inizio del brusco declino della civiltà europea
(ed in generale eurasiatica), che da allora
cominciò a perdere i suoi principi spirituali,
religiosi qualitativi e sacrali.
Su un piano
cultural-filosofico proprio l'America diviene da
allora il luogo della proiezione ideale di tutte
le utopie profane, atee o semi-atee. I modelli di
società fondati sulla mere ragione umana - a
partire da Tommaso Moro - vengono sempre più
spesso trasferiti su questo continente. E qui, di
nuovo, non solo il carattere ignoto di queste
terre influisce sulla scelta delle estensioni
geografiche destinate alla realizzazione
dell'utopia, ma anche gli archetipi della «terra
dei morti», «dove regna un eterno ordine e la
pace» e le immagini della «Terra Verde»
dell'Occidente agiscono in misura notevole sugli
utopisti e le loro costruzioni. Si può configurare
il cielo storico dell'America come quello di una
«Nuova Atlantide», sorta dalle profondità delle
acque, ma non si tratta della vera Atlantide,
risorta, bensì di un'altra, chimerica,
contraffatta, fantomatica, che si è dedicata a far
tornare l'«età dell'oro», ma dalla quale emana
l'odore dei continente-tomba.
L'alba ad Occidente, il tramonto
ad Oriente
Il noto
metafisico e tradizionalista Gejdar Dzhemal ha una
volta accennato ad una interessante
caratteristica. della dislocazione geografica del
continente americano: per gli americani il sole
sorge oggi mattina dalla parte dell'Europa (vale a
dire da luoghi che nella geografia sacrale sono
saldamente connessi con l'Occidente) e tramonta
dalla parte dell'Asia (cioè dell'Oriente
simbolico). Una simile confusione del simbolismo
degli orientamenti nella naturale «percezione dei
mondo» degli abitanti di questo continente
corrisponde stranamente alla famosa profezia
dell'escatologia islamica secondo cui negli
«ultimi tempi» il sole sorgerà ad Occidente e
tramonterà ad Oriente. Questa particolarità deve
inevitabilmente influire sul livello arcaico della
psicologia continentale americana, aggiungendosi
così al già peculiare ruolo dell'America come
riemersa Oltre-Atlantide, «Terra Verde dei Morti».
Se a ciò si aggiunge anche l'utopismo
razionalistico proprio non solo ai teorici dei
Vecchio Mondo, ma anche ai padri fondatori degli
Stati nord-americani, avremo come risultato una
variante dei fenomeno escatologico e messianico
che forma la struttura ed il paradigma dell'intera
coscienza continentale, in particolar modo di
quegli aspetti maggiormente collegati alla
geopolitica, all'universalismo ed
all'auto-identità. Lo
scenario dell'evento escatologico è a grandi linee
lo stesso in tutto le religioni. Nel
cristianesimo, nell'islamismo, nel buddhismo,
nella maggior parte delle tradizioni pagane degli
Arii, persino nei cargo-culti melanesiani
l'«epoca messianica» è caratterizzata dalla
«resurrezione (o dal ritorno) dei morti», dal
«ristabilimento dei benessere paradisiaco», dalla
«riscoperta di tutto quel che era andato perduto
nella storia», dalla «apparizione di nuove terre e
nuovi cieli», dalla presenza di una «grazia
permanente» e così via. Se si osserva attentamente
la mentalità americana nella sua settentrionale e
più marcata variante, ci si trovano di fronte
quasi tutti gli aspetti di questo piano
escatologico. La «resurrezione dei morti» si
presenta sotto l'aspetto dell'ibernazione cui
vengono sottoposti i cadaveri dei ricchi
americani che sperano di risorgere grazie alle
scoperte scientifiche dei secoli futuri, nonché
nella moltitudine delle sette neo-spiritualistiche
che predicano la tanatofilia e dimostrano
scientificamente (con l'aiuto di congegni
ciarlataneschi) «l'immortalità dell'anima».
Il «benessere paradisiaco» è trasformato nel
benessere materiale, mentre la «nuova terra»
risulta invece essere lo stesso continente
americano, base della nuova «epoca dell'oro»,
chiamato in molti ambienti occultistici e
astrologici «New Age», vale a dire «nuova epoca».
(Questa è anche la denominazione del più
importante movimento neo-mistico americano).
L'escatologismo penetra
anche nella stessa idea di un «Nuovo Ordine
Mondiale» che ripete e sviluppa i progetti
ideologici americani: si tratta infatti di un'idea
che presuppone l'espansione dei modello americano
su tutti i restanti territori del pianeta. E così,
emerso dalla profondità di un inquietante mistero,
il «Nuovo Mondo» si sforza di presentarsi come la
«nuova terra» spirituale di cui parla l'Apocalisse
e che deve apparire dopo la Fine del Tempo. Ma per
il continente americano l'epoca post-apocalittica
è già arrivata: la vittoria degli eserciti alleati
nella Seconda Guerra Mondiale - che ha condotto
gli Stati Uniti al predominio mondiale - ed anche
il significato simbolico delle vicende degli ebrei
(di questa nazione mistica e tanto importante
nella storia!) in Germania, tutto questo si è fuso
nella teoria dell'«Olocausto», e dell'«ultimo
sacrificio della storia», dopo il quale
l'Oltre-Atlantide, in unione con la «Nuova
Israele», è entrata nel periodo del «Grande
Sabato», dell'«epoca felice». L'attesa dei tempo
messianico è iniziata e l'arcaica coscienza
continentale americana, l'inquieto «spirito» dei
continente «riemerso», offre alle tendenze
messianiche ed escatologiche una forza mistica
radicata nella percezione simbolica del mondo di
un'umanità che conserva la consapevolezza del
collegamento e delle corrispondenze dello spazio e
del tempo anche nel corso di lunghi millenni.
La «Santa
America»
Nell'arcaico ed
inconscio fenomeno dell'«idea americana» è anche
l'origine della «teologia politica
dell'americanismo». Ci riferiamo alla concezione
neo-protestante dell'America come «terra
promessa», nella quale le energie dei continente
si sono riversate in una particolare costruzione
teologica; e, se si vogliono considerare i termini
di questo mistico «americanismo protestante» non
come metafore oratorie, ma come esatta
formulazione di una costruzione escatologica, ci
troviamo allora dinanzi ad un quadro alquanto
inatteso ed inquietante. Lo stesso Giorgio
Washington affermò: «Gli Stati Uniti sono la Nuova
Gerusalemme, stabilita dalla Provvidenza in un
territorio dove l'uomo deve raggiungere il suo
pieno sviluppo, dove la scienza, la libertà, la
felicità e la gloria devono diffondersi in pace».
E' qui importante notare la concezione della Nuova
Gerusalemme» che, in bocca ad un cristiano (anche
protestante), si ricollega obbligatoriamente
all'Apocalisse e si riferisce all'ultimo
stadio dello scenario apocalittico, alla discesa
dai cieli della spirituale «Città del Signore»,
della «Nuova Gerusalemme» (Apocalisse di
Giovanni 21, 10-27). Da parte sua John Adams ha
chiaramente definito il globalismo della missione
americana, chiamando gli Stati Uniti «una pura e
benefica repubblica, il cui compito consiste nel
governo dei mondo e nel perfezionamento degli
uomini». Nell'epoca moderna
questo particolare «patriottismo» ha ricevuto un
nuovo impulso grazie allo sviluppo della
televisione; ciò ha determinato l'affermazione del
fenomeno della «predicazione televisiva», che
Isidro Palacìos ha definito «cristianesimo
elettronico». Ad esempio. il noto predicatore
televisivo Jerry Howell formula oggi in questi
termini, l'«idea americana»: «Gli Stati Uniti,
questo paese benedetto da Dio Onnipotente come
nessun altro paese della terra, è minacciato
adesso, all'interno ed all'esterno, da attacchi
diabolici che possono concludersi con
l'annientamento della nazione americana. Il
diavolo stesso è entrato in guerra per opporsi al
volere di Dio, che ha posto gli Stati Uniti ai di
sopra di tutti gli altri popoli, come l'antico
Israele... ». Questi motivi teologici
dell'escatologismo protestante sono totalmente
presenti anche negli ultimi presidenti americani.
Nel 1984 Reagan affermava: «Io non penso che il
Signore, dopo aver beneficato questo paese come
nessun altro, voglia un giorno vederci
mercanteggiare a causa della nostra debolezza».
E quindi, se si pretende di
non considerare il ruolo diabolico
dell'Oltre-Atlantide nel suo insieme
sovratemporale e metastorico, questo pathos
messianico risulta incomprensibile e la dimensione
colossale dei falso spirituale che sta dietro di
esso non può essere compresa e valutata. Ci
troviamo dinanzi, come in tutte le «escatologie
parodistiche», alla confusione della spirituale
«età dell'oro», che sopraggiungerà subito dopo la
Fine della Storia, con un periodo temporale
precedente questa fine. Questa confusione ha
determinato il carattere anticristiano dei
bolscevismo russo, che affermava di aver
instaurato un escatologico «paradiso terrestre»
(Cfr. ad esempio, il nostro articolo La fine
dell'era proletaria in «Kontinent
Rossija», n.3).Occorre anche osservare che la
somiglianza di questi due «continenti» - il
«continente America» e la componente, rossa e
demoniaca, del «continente Russia» - è stato
rilevato da numerosi studiosi, storici e
politologi. Ad esempio Marie Dominac nell'ottobre
dei 1970 scriveva sulla rivista «Esprit»: «Gli
Stati Uniti sono oggi la più forte potenza
comunista dei mondo». In
effetti l'utopismo, l'escatologismo, la
religiosità parodistica sono in entrambi i casi
straordinariamente affini, e questo nonostante il
fatto che gli Stati Uniti e Unione Sovietica sono
«ufficialmente» stati, sino a poco tempo fa,
nemici ideologici.
«Apollo», Diana e la piramide
tronca
Questa logica
parodistica, che traspone sul piano materiale le
realtà spirituali, deturpandone in tal modo il
significato sacro, è anche alla base del progresso
tecnico del «continente America», in particolare
nel tanto importante ambito delle ricerche
astronautiche. Il fatto che solo un americano sia
riuscito a volare sulla Luna - dove, secondo le
più svariate tradizioni si trovano le «anime degli
antenati» - è ovviamente indicativo. (Altrettanto
indicativo è che questo non sia riuscito agli
astronauti sovietici, che pure avevano la stessa
formazione poolitico-escatologica). Nella
tradizione esoterica è affermata l'esistenza di
uno stretto legame tra la «terra verde dei morti»
ed il pianeta Luna, un legame che si osserva anche
nella oggettiva, materiale e spesso profana epoca
contemporanea. Il fatto nuovo che i voli degli
astronauti americani avessero un consapevole
«significato rituale» è rilevabile anche dal nome
della navicella spaziale di cui si servirono,
«Apollo». cioè di quello che, nelle tradizioni più
diverse, è il compagno di gioco di Diana, della
Luna. Oltre a ciò, alcuni astronauti portarono con
sé sulla Luna degli emblemi massonici - come
riferito persino dalla stampa profana - e ciò
significa che il carattere «rituale»
dell'avvenimento era loro ben chiaro, dato che
l'«ingresso nella sfera lunare» indica nel rituale
massonico l'attraversamento dei «Piccoli Misteri».
E qui ci troviamo di nuovo dinanzi ad un parallelo
simbolico: l'iniziazione ai «Piccoli Misteri»
conduce in fatti il massone nella cosiddetta
«condizione edenica (paradisiaca)», restituendogli
la pienezza spirituale che era appartenuta agli
uomini dell'età dell'oro. Tuttavia nel caso di una
singola personalità, questo avviene sul piano del
«microcosmo interiore». In un volo cosmico sulla
Luna, invece, il rituale assume un carattere
esteriore, materiale, «macrocosmico»,
«sacralizzando» in tal modo non il singolo
individuo, ma l'intero «continente» del quale
l'individuo è l'emissario. Sul piano simbolico il
volo interplanetario dall'America alla Luna fu
equivalente ad un volo dall'«America»
all'«America», ma al tempo stesso questo rituale
parodistico rafforzò l'autocoscienza messianica e
mistica dell'America nell'intero subconscio
americano. Occorre anche
rilevare come la tradizione massonica sia in
America straordinariamente sviluppata: tuttavia
anche in questo ambito esistono concezioni che
insistono sul carattere peculiare, unico ed
«eletto» della massoneria americana in rapporto ad
altre forme di essa. Nelle logge massoniche
americane è diffusa una leggenda secondo la quale
gli ultimi Templari, dopo essersi nascosti per
qualche tempo alle persecuzioni dei monarchi
francesi e dei poteri cattolici in Europa si
trasferirono in seguito in America, portandovi i
loro segreti ed i loro tesori. Alcuni affermano
addirittura che persino il Santo Graal venne
allora portato in America. In ogni caso i massoni
americani sono convinti che il vero centro «santo»
della massoneria si trovi negli Stati Uniti e che
la massoneria europea, «troppo arcaica ed
impotente», sia oggi poco più che una
«sopravvivenza dei passato». Indubbiamente di
origine massonica sono anche i simboli statali
degli USA: la stella bianca a cinque punte
(simbolo dell'«Adamo paradisiaco» - di nuovo i
temi paradisiaci), e la piramide tronca, la cui
sommità è divisa dalla base da un anello di 13
stelle rappresentante le 13 tribù d'Israele. (La
tribù di Giuseppe è spesso raffigurata
simbolicamente come la duplice tribù di Efrem e
Manasse, e così se ne hanno 13 anziché 12; in ogni
caso è questa la dottrina propria dell'aritmologia
massonica). La piramide tronca ha un significato
simbolico alquanto negativo, poiché rappresenta
una gerarchia priva della sua sommità sacra, del
suo centro sacro. Forse questo emblema venne
originariamente utilizzato per esprimere
l'atteggiamento antiautoritario ed antimonarchico
dell'ordinamento politico degli Stati Uniti,
l'assenza di un Unico Governante sul Parlamento,
ma il simbolo non è mai limitato alla sua
mera funzione emblematica, cosicché la
piramide tronca racchiude sicuramente in sé l'idea
dell'«iniziazione incompleta», della sua
insufficienza, della sua interruzione, il che può
essere espresso secondo la lingua rituale
massonica come assenza dei «Grandi Misteri» dopo,
l'iniziazione ai «Piccoli Misteri». Ma proprio
questa incompiutezza del ciclo iniziatico è,
secondo ogni tradizione autentica, la più tipica
caratteristica della «magia nera».
I doni dal «mondo degli
antenati»
M. Eliade ed altri
studiosi che si sono occupati delle strutture
delle credenze arcaiche hanno accuratamente
investigato la logica dei cosiddetti «cargo-culti»
melanesiani di carattere escatologico, collegati
alla soppressione di tutte le antiche regole
religiose ed all'inizio di una particolare epoca
«messianica», nella quale sono lecite le più
sregolate estasi da alcool e la promiscuità, e che
appare caratterizzata da un «ritorno dei morti»: i
morti ritornano dall'«America», su grandi navi
cariche di doni. In linea di principio gli
studiosi non escludono che nel sottofondo
simbolico di tali culti vi siano anche i rudimenti
di inconsci archetipi di una dimenticata geografia
sacra. Oltre a ciò è interessante notate la
duplicità dell'atteggiamento dei cargo-culti nei
confronti dei bianchi, degli «americani»: da un
lato gli «americani» sono considerati sfruttatori
delle merci «prodotte» dagli antenati degli stessi
aborigeni e dai loro dèi, dall'altro i seguaci di
tali culti iniziano ad imitare i bianchi, i loro
costumi, le loro abitudini, i loro atteggiamenti.
E per quanto i bianchi, in rapporto ai «veri»
abitanti della terra dei morti, possano apparire
degli sfruttatori, pure hanno con essi un rapporto
immediato, il che fa di loro degli esseri comunque
eccezionali in fin contesto sacro.
Complessivamente il fenomeno dei «cargo-culti»
presuppone un imminente inizio della «età
dell'oro» e di un'assoluta abbondanza. superiore
ad ogni proporzione.
Eliade, studiando, i cargo-culti, dimostra quanto
sia comune il loro scenario escatologico che,
quasi senza differenze, è riscontrabile anche in
Africa, tra gli indù, tra i popoli dell'Oceania e
così via. Il «cargo-cultismo escatologico» appare
così un fenomeno abbastanza universale, radicato
nelle strutture dell'inconscio, in una certa
conoscenza primordiale rifugiatasi nel corso dei
millenni nella sfera psichica più rudimentale.
Neppure è difficile scoprire manifestazioni di
questo stesso fenomeno tra i popoli più
«civilizzati», ad esempio tra i Russi, il cui
specifico cargo-cultismo, nella sua variante
bolscevica, è stato rappresentato molto
accuratamente dallo scrittore Platonov nel romanzo
Cevengur, nel racconto Kotlovan ed
in altre sue opere. Si ha addirittura
l'impressione che queste opere di Platonov siano
state sin dall'inizio concepite come illustrazione
di un arcaico cargo-culto. Ma per ritornare ai
cargo-culti melanesiani, vogliamo aggiungere che a
nostro giudizio il ruolo dell'America in essi non
si limita a quello di rappresentare la lontana
«terra degli uomini bianchi», ma corrisponde ad un
quadro geografico-sacrale più accurato e
significativo. Il fenomeno
cargo-cultistico appare in realtà una componente
sussidiaria della «terra dei morti», della
«America in Atlantide». La coscienza autoctona dei
territori non americani, perduta l'originaria
integrità metafisica e quindi incapace di
sollevarsi ad una vera e verticale prospettiva
escatologica, compie una confusione simile a
quella che avviene nella stessa coscienza
americana: lo spirituale si trasforma in materiale
e l'ultraterreno in terreno. E' solo in questo
modo che può essere spiegato il complesso
atteggiamento dei popoli australi, asiatici,
africani ed anche di alcuni europei nei confronti
dell'americanismo e dei suoi rappresentanti. Da un
lato gli «americanisti» suscitano avversione,
ripugnanza e desiderio di sottrarsi alla loro
influenza (e talvolta di esplorarla per
«smascherarla»), dall'altro la «presenza magica
degli antenati morti» alle loro spalle crea un
irresistibile desiderio di imitarli. E' curioso
osservare come ogni passo degli aborigeni verso
l'attivazione del fenomeno cargo-cultistico
susciti obbligatoriamente quella «rivoluzione
sessuale» in cui ci imbattiamo non solo tra gli
isolani ed i popoli «primitivi», ma anche
all'interno degli stati cosiddetti «evoluti».
Pensiamo ad esempio all'esplosione pornografica
verificatasi in Cina parallelamente alla
ristrutturazione economica degli anni '80 (ed al
miglioramento dei rapporti con gli Stati
Uniti), all'amoralismo bolscevico degli anni
'20, alla «rivoluzione sessuale» che si sta
verificando nell'attuale occidentalizzante India e
così via. Occorre anche notare che l'intero
spettro del cargo-cultismo si incontra anche nel
periodo della perestrojka in Unione Sovietica: il
«fattore americano» agisce irresistibilmente e
magicamente, suscitando il parassitismo tipico dei
cargo-culti, un cieco entusiasmo ed un'attesa
escatologica, ma al tempo stesso anche l'oscuro
sospetto che gli «americani» si siano arricchiti a
spese degli antenati (ad esempio «saccheggiando la
Russia») e che agli autoctoni debbano essere
restituiti tutti i miracoli della tecnica e le
merci scintillanti loro appartenenti per la legge
«totemica». Come ha acutamente osservato G.
Dzhemal, il polo «povero», aborigeno, della
coscienza escatologica (il Kotlovan di
Platonov) corrisponde esattamente al polo «ricco»
del medesimo fenomeno (al sogno americano della
«città luccicante sulla collina»). Si può dire che
nel loro risveglio cargo-cultistico gli autoctoni
cessino effettivamente di ispirarsi a
immaginazioni e costruzioni razionalistiche,
soggiacendo invece alle millenarie energie
inconsce che si risvegliano in determinate epoche
in risposta a segni misteriosi recati da stranieri
provenienti dall'Occidente, dalla «Terra Verde».
A conferma di questa
distribuzione dei ruoli nell'incontro
pseudoescatologico dei «subcoscienti
continentali», si può indicare il fatto curioso
che per tutte le regioni non occidentali. dei
pianeta la condizione più caratteristica degli
ultimi 100- 150 anni è quella dell'attesa
(insieme ovviamente al sentimento di smarrimento,
di frustrazione, di presentimento di una qualche
catastrofe; un'attesa percepita tanto più
vivamente quanto più arcaico e radicato nel suo
subconscio è il popolo in questione. Al tempo
stesso questo sentimento è completamente
sconosciuto, almeno in questa intensità, agli
americani, i quali, al contrario, sono del tutto
soddisfatti dell'attuale situazione e credono
senza riserve nel progresso e nel «lieto fine»;
soprattutto essi identificano il comfort
attuale e le prospettive di un suo infinito
prolungarsi col successo della diffusione globale
del loro influsso con il compimento della loro
missione che consiste proprio nell'arrecare
«doni magici» contrassegnati dai sospirati
«marchi». E ad un certo punto l'angosciosa attesa
da parte degli autoctoni si conclude con
l’accettazione dell'«offerta» americana (che è
subito accompagnata da qualche pressione economica
o militare da parte di un'America preoccupata di
esportare il «salvifico» modello), suscitando
bizzarri e contraddittori fenomeni culturali e
religiosi che mostrano comunque un accentuato
carattere cargo-cultistico.
Chiudere
l'America
Gli aspetti da
noi analizzati della geografia sacra del
continente americano, nel loro legame con
l'attuale situazione geopolitica degli Stati Uniti
potrebbero certo essere integrati da altre
osservazioni di carattere simbolico, nonché da
considerazioni puramente culturologiche, ma quel
che soprattutto ci interessava qui era di fornire
una prospettiva dalla quale osservare la
questione, per studiarne in seguito gli aspetti
più segreti, enigmatici e sinistri. Ma in
conclusione, per non, lasciare l'impressione che
oltre ai due poli di una falsa escatologia
geopolitica (quella cargo-cultistica e quella
americana) non esistano altre possibilità,
vorremmo ora fare alcune riflessioni
supplementari. In primo
luogo gli archetipi inconsci connessi alla
struttura spaziale e temporale del cosmo sacro
devono essere valutati alla luce di una vera e
ortodossa tradizione metafisica, che sola può
porre le cose nel posto che compete loro
all'interno dell'ordine divino. Al contrario, se
si resta al livello subconscio, questi archetipi,
reali e possenti come sono, potranno sempre
attrarre non solo singoli individui, ma intere
nazioni, razze e civiltà verso le conseguenze più
imprevedibili e rovinose. Parafrasando una nota
massima, possiamo dire che «la strada dell’inferno
è lastricata di archetipi inconsci».E questo è
vero tanto per i cargo-cultisti, quanto per gli
americanisti. Ma per raggiungere la tradizione
metafisica capace di illuminare con il raggio
dell'Intelletto Divino le profondità abissali
dello psichismo occorre compiere uno sforzo
intellettuale e spirituale quasi incredibile nelle
attuali circostanze, e questo al fine di
distaccarsi completamente dagli infondati «dogmi»
del pensiero profano e materialista che si è
impadronito di quasi tutti i nostri
contemporanei: ma non c'è spazio in questa
impresa per caotici occultismi, per neo-misticismi
e neo-spiritismi di ogni tipo. Il migliore, anzi
l'unico, cammino verso questa meta consiste
nell'accostarsi a una forma tradizionale e,
attraverso la pratica spirituale, rituale ed
intellettuale, di questa forma, tentare di
penetrare nei suoi aspetti esoterici e segreti,
nei suoi misteri. Anche in questo,
naturalmente, il principale sostegno è costituito
dai lavori dei moderni tradizionalisti, in primo
luogo dai libri di René Guénon. Solo un approccio
incondizionatamente ortodosso, totalmente
religioso e puramente metafisico, ci condurrà al
di là delle oscure e pericolose energie del
contemporaneo mondo apocalittico.
In secondo luogo, due sono
le tradizioni religiose maggiormente esposte
all'influsso della «Terra Verde», vale a
dire il cristianesimo ortodosso (col quale il
protestantesimo, i moderni cattolici ed ortodossi
e le sette non hanno nulla a che vedere) e l'Islam
ortodosso. (Occorre però notare che l'Islam è da
un punto di vista geopolitico, alquanto più
saldo).In ogni caso l'orientamento verticale e
metafisico di queste religioni - a patto che
vengano depurate ad un tempo da tutte le
stratificazioni moderne e dalle associazioni
antiche - appare una garanzia sufficiente di
autenticità ed efficacia spirituali. Tuttavia
anche in queste religioni è necessario rivelare
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