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Archivio de EURASIA a cura di Martino Conserva
original text
Aleksandr
Dughin
L'ERA POST-LIBERALE IN
RUSSIA
1. Il vostro tempo è scaduto
Viviamo in un periodo di mutamenti epocali. Fine del
millennio, fine del secolo, fine dell'era
ideologica. Tutte linee di confine globali, che ci
sfidano a trovare risposte globali, riflessioni su
vasta scala.
Tuttavia, nella più ristretta cerchia della
nostra vita sociale russa, il consueto
volte-face sta avvenendo. Per significato e
conseguenze, sarà qualcosa di assolutamente
paragonabile alla perestrojka e alla
"democratizzazione". Sul piano ideologico, la
perestrojka fu il periodo di transizione dalla tarda
società Sovietica, nominalmente socialista, e il
modello liberaldemocratico. Il termine
"post-perestrojka"è stato impiegato per descrivere
quel modello politico, ideologico e culturale che fece
la sua comparsa a seguito della radicale rottura con
il passato Sovietico e l'instaurazione di un sistema
di mercato capitalista occidentale in Russia.
La "post-perestrojka" ebbe inizio dopo l'agosto del
1991, ed è durata fino ad oggi. 1991-1998. Questa è
l'epoca della fase post-Sovietica, liberale e
democratica della moderna storia russa.
Ideologicamente, l'essenza del momento attuale consiste
nel fatto che la "post-perestrojka" sta rapidamente
volgendo al termine. Il tempo del liberalismo russo
si avvicina alla fine. Ci troviamo alle soglie di una
realtà culturale e ideologica completamente nuova,
altrettanto differente dai precedenti anni di
"Eltsinismo" quanto lo "Eltsinismo" stesso differiva
dall'epoca Sovietica. Sin da ora è possibile trarre
alcune conclusioni sulla struttura della incipiente
nuova epoca della storia russa.
Guardiamo al futuro più da vicino.
2. Il lento mutare delle coscienze
Il postulato principale dell'élite russa
durante il periodo liberale fu la fiducia nel fatto che
lo scontro con l'Occidente risultasse dalla
differenza dei modelli sociale, economico ed
ideologico. Su questa base fu edificata l'intera
strategia della Federazione Russa, in economia,
politica, politica internazionale, cultura e difesa. I
dirigenti del Paese credevano seriamente che la
rinuncia al look marxista e all'economia
socialista avrebbe automaticamente creato in Russia
un sistema equilibrato, con la fattiva ed amichevole
collaborazione dell'Occidente. Fu un errore fatale,
e occorse un intero decennio per rendersene conto.
All'inevitabile ripresentarsi di fattori geopolitici,
ciascuno comprese che la Guerra Fredda non esprimeva
solo un duello ideologico, bensì una costante
storica, indipendente dal grado di aggiornamento
sociale e politico. Non era altro che uno stadio nel
corso della "grande guerra dei continenti".
L'Occidente, in risposta allo scioglimento del Patto
di Varsavia, valutò che l'ulteriore rafforzamento
della NATO fosse la soluzione ottimale, probabilmente in
mancanza di meglio. Una volta che questo blocco
Atlantico aggressivo, assetato di dominio, ebbe
messo le mani su tutto ciò che non fosse più sotto
diretta influenza della Russia - l'élite politica ed intellettuale russa incomincià a poco a
poco a smaltire la sbornia.
"Nezavisimaja Gazeta" fu il portavoce di questo
processo, ma si ritrovano facilmente tendenze
analoghe in altri giornali, quelli stessi che un
tempo intonavano incessanti lodi all'Occidente e al
liberalismo. Anche le forze patriottiche svolsero un
ruolo notevole, mantenendo fermi i propri princìpi
senza rinunciare ad elaborare una terminologia più
moderna ed adeguata, ed abbandonando le tesi superate.
Senza il lavoro concettuale creativo
dell'opposizione (ad esempio, le pubblicazioni "Den",
"Zavtra", "Sovietskaja Rossija", "Elementy", ecc.),
la stampa centrista e conformista sarebbe arrivata
alle medesime conclusioni molto più tardi.
Anche in politica l'opposizione patriottica svolse
una funzione simile, favorendo la comprensione degli
ovvi assiomi geopolitici da parte delle autorità. Così,
oggi, è un dato di fatto che nessun genere di
autorità al Cremlino può ignorare le realtà
geopolitiche - eccezion fatta, s'intende, per i
folli o gli agenti di influenze straniere. Non
possono essere che critici nei confronti
dell'Occidente e della sua bandiera ideologica
liberale, dimostratasi un semplice paravento per gli
interessi coloniali predatori ed egoistici della
civiltà atlantica, che sta costruendo il suo "nuovo
ordine mondiale" a danno di tutte le altre nazioni,
Paesi, culture e tradizioni.
3. Rivoluzione o evoluzione
La forma finale del modello post-liberale russo può
concretizzarsi in due modi. La prima è la via
rivoluzionaria. Questa presuppone un rovesciamento
politico (esito, probabilmente, di elezioni
presidenziali assolutamente democratiche) a seguito del
quale gli esponenti dell'opposizione patriottica
giungano al potere. E' un processo estremamente
difficile e tormentato, dal momento che la sollevazione
rivoluzionaria, che garantirebbe un argine contro
azioni restauratrici, non appare in vista.
Inoltre, le reazioni all'estero sarebbero talmente
negative, che tutti i meccanismi strutturali di
influenza all'interno della Federazione Russa verrebbero
immediatamente messi in funzione, con il fine di
attivare un processo separatista dalle conseguenze
catastrofiche. L'opposizione - disabituata a gestire
le leve del potere, priva di un vero programma
culturale e ideologico, di strutture mediatiche, di
progetti futuristici, ecc. - difficilmente sarebbe
in grado di affrontare il compito enorme, pressoché
insolubile, di rovesciare il processo distruttivo,
soprattutto in assenza di qualsiasi appoggio
dall'estero.
Inoltre, è evidente che i dirigenti patriottici, una
volta ottenuto il potere supremo nel Paese, allo
scopo di mantenerlo sarebbero costretti in sostanza a
ripetere i medesimi passi e le medesime promesse
verbali che con tanta generosità (ma sempre minore
onestà) vengono fatte delle autorità di oggi.
Chiaramente, non esistono i presupposti per una
mobilitazione alla resistenza totale, per l'autarchia,
per una nuova fase di "guerra fredda". E'
paradossale, ma qualora le forze dell'opposizione
patriottica dovessero vincere, la reale posizione
geopolitica della Russia non solo non migliorerebbe,
ma probabilmente peggiorerebbe. E unicamente al fine di
mantenere lo status quo, i suoi dirigenti dovrebbero
fare all'Occidente concessioni uguali (se non
maggiori) di quelle che fanno oggi le autorità. Ma
l'epoca liberale in Russia è destinata ad una
prossima fine, e gli eventi oggettivi e la logica stessa
fanno considerare questo esito come il più
probabile.
L'altra via è quella evolutiva. Essa presuppone uno
spostamento graduale ed indolore dell'élite
politica russa su posizioni Eurasiste. Un simile
spostamento non sarebbe accompagnato da slogan
radicali o dalla dichiarazione di una "nuova politica".
Al contrario, le autorità - attivamente e
universalmente - farebbero il doppio gioco,
all'esterno continuando a ribadire l'adesione ai
"valori democratici", ma all'interno restaurando
poco alla volta le basi per l'autarchia globale (nella
sfera economica, culturale e sociale) - seguendo in
questo modo gli esempi della Germania e del Giappone
dopo la II guerra mondiale. Potrebbe trattarsi di una
specie di "capitalismo Eurasiatico", non molto
distante, in base a criteri geopolitici, da un
socialismo limitato con un pronunciato retroterra
patriottico. Questo processo è già in atto, ed è
connesso precisamente con l'amministrazione attuale
e con la persona di Boris Eltsin, che rimane fedele
a se stesso in ogni genere di situazioni. Egli avverte
perfettamente che il vento ideologico è cambiato, e
può efficacemente usarlo per accentrare e mantenere il
controllo del potere.
Ma non è solo Boris Eltsin in persona ad essere
associato a questa via evolutiva. Ogni altro
effettivo aspirante alla presidenza dovrà perseguire la
stessa politica, si chiami Luzhkov, Cernomiyrdin o
Nemtsov.
4. Il Generale Pazzo, ultima speranza
dell'Occidente
La sola cosa che potrebbe arrestare l'inevitabile
avvento di una nuova era post-liberale è l'irruzione
di un fattore palese, caotico, catastrofico, capace di
mutare l'evoluzione logica della realtà politica
russa. Questa minaccia ha ora un volto e un nome. Dietro
un bellissimo cognome, il mostro storico sta
nascosto, in un certo senso paragonabile alle
fasi più disastrose dell'epoca di Gorbacev e Eltsin.
Il "generale", sorto dall'inferno, porta con sé una
tale imprevedibilità, una tale carattere non umano,
insieme con un impulso chimicamente attivo, che in
date situazioni potrebbe essere condotto al potere da
alcuni circoli non interessati al movimento,
rivoluzionario o evolutivo, della Russia verso una
posizione Euraista. La popolazione versa in uno stato di
distrazione, stordimento, smarrimento. E'
praticamente impossibile tener dietro al rapido mutare,
l'una dopo l'altra, delle concezioni del mondo. E'
perfettamente possibile che le forze più negative,
di chiara impronta atlantista, usino tutta questa
confusione nazionale, con tenacia e con enormi
finanziamenti, per promuovere fatalmente la sola persona
capace di condurre questo sfortunato Paese nel terzo
girone dell'incubo.
Solo questo individuo fatale può fermare il crollo
del liberalismo in Russia - sfortunatamente, gli
analisti dell'Occidente ed i loro seguaci fanatici in
Russia lo comprendono perfettamente.
5. Ciò che ancora non è stato
L'epoca post-liberale in Russia sta chiaramente
arrivando. A parte l'unica (e ancora meno probabile)
variante, tutti i modelli di futuro svilupo politico ci
condurranno lungo un processo di graduale rinascita
Eurasiatica, alla normalizzazione del corso storico,
alla comprensione della necessità che la Russia
persegua una propria, unica via culturale,
geopolitica, sociale ed economica. Ci troviamo a
vivere in un punto di frattura.
Le autorità e i rappresentanti della cultura sono
maturi per dare il via ad una politica patriottica.
Questo processo è iniziato nelle modalità più
compromissorie, e ci riporta piuttosto alla mente
umiliazione, corruzione e denaro sporco, anziché un
genuino dialogo. Ma quel tempo è scaduto. Quelli che
si affrettavano di buon mattino alla torta, quasi in
un attimo sono svaniti. E poi, l'élite politica
russa oggi necessita di costruzioni originali, non
conformiste, creative, di miti, di nuovi modelli
interpretativi ideologici e culturali. Persino le
autorità che verranno a seguito della rivoluzione
politica patriottica ne avranno bisogno. Non potrà
esservi il puro ritorno al passato, la pura
restaurazione. Non è possibile che questo
accada.
Nulla, di quanto appartenne alle epoche ideologiche
passate, Sovietica o liberale, potrà essere
riapplicato senza un'energica revisione,
reinterpretazione e raffronto con le realtà
della moderna situazione storica e geopolitica mondiale.
Dovremo trovare nuovi nomi e definizioni per ogni
cosa, nuovi concetti e mitologemi. E' chiario che
nessuno è in grado di inventare qualcosa dal nulla.
Parliamo di ritorno ai valori tradizionali, alle
eterne costanti Eurasiatiche, ed anche delle più
recenti tecnologie e sistemi che si sviluppano in
tutto il mondo - ma tutto questo deve essere
reinterpretato, aggiornato e rivisto criticamente.
E' questo quel che l'epoca e la storia esigono da noi -
non un nuovo contratto sociale e culturale. L'era
post-liberale è alle porte. Che cosa sarà? Sarà ciò che
ancora non è stato. Molto di questo dipende da noi,
dalla nostra immaginazione, dalla nostra onestà e
dalla nostra prontezza a ricominciare tutto da
capo.
Телепартия
Александр Дугин: Постфилософия - новая книга Апокалипсиса, Russia.ru
Валерий Коровин: Время Саакашвили уходит, Georgia Times
Кризис - это конец кое-кому. Мнение Александра Дугина, russia.ru
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