Цели «Евразийского Движения»:
- спасти Россию-Евразию как полноценный геополитический субъект
- предотвратить исчезновение России-Евразии с исторической сцены под давлением внутренних и внешних угроз --
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Testi | Programma del movimento Eurasia |Parte 1| 01.01.2001
Archivio de EURASIA a cura di Martino Conserva
original text
Programma del Movimento
Politico-sociale EURASIA
La Russia è giunta ad un’importante soglia
storica. E’ necessario gettare uno sguardo sulla via
percorsa, comprendere il suo posto nel mondo attuale,
segnare il cammino futuro.
Nuove sfide, nuovi punti di riferimento
strategici, nuovi fini della Russia
La Russia si trova di fronte ad un
insieme di nuove sfide della storia. Oggi coma mai prima
d’ora è necessario affermare in forma nuova priorità,
fini e costanti del percorso storico della Russia e
correlarli con i tratti di quel nuovo mondo in cui ci
troveremo a vivere nel prossimo millennio.
Tradizioni. Fondamentali direttrici di sviluppo
della Russia in quanto Stato, popolo, società
Rivolgendoci al futuro, dobbiamo dare
una ponderata valutazione del nostro passato. Questo
passato più di una volta nel corso della storia russa è
stato riscritto a vantaggio di questo o quel gruppo
ideologico dirigente. Oggi, nel lasciarci alle spalle
l’era delle ideologie, abbiamo il dovere di tracciare un
bilancio - per quanto possibile obiettivo ed imparziale,
al di sopra delle preferenze ideologiche - di tutto il
nostro percorso storico, sottolineando ciò che è più
importante e tralasciando i dettagli. Questa libertà da
dogmi intoccabili e cliché forzati è forse la più
positiva conquista della giovane democrazia russa.
La scelta Eurasista
Non vi è dubbio che la Russia possiede
un suo proprio percorso. Le sue forme esteriori variano
continuamente, talvolta con drammatici rovesciamenti. Ma
in ogni epoca una linea comune è tracciata – la
direttrice eurasiatica, la sostanza eurasiatica della
storia russa. Molto del nostro passato, presente e
futuro può essere posto in questione. Ma l’Idea
Eurasista non è soggetta a dubbio. La Russia è Eurasia,
e questo predetermina la sua vita geografica, culturale,
strategica, economica e di civiltà.
Affermazione di una speciale missione
civilizzatrice
L’identità eurasiatica della Russia
costituisce la sostanza della nostra missione storica.
La Russia ha una propria rappresentazione della logica
della storia, della Verità del mondo. Cercare questa
Verità ed affermarla è il contenuto dell’esistenza
storica nazionale. Questa Verità, la fedeltà alla quale
fu difesa dai nostri antenati, da molte generazioni del
popolo russo, da cittadini russi, che hanno offerto la
propria vita sull’altare della Patria. La difesa di
questa missione è nostro dovere anche in futuro. E’ il
nostro testamento storico.
La Russia ha solo un futuro eurasista
Il nostro futuro deve essere pianificato e
costruito in rapporto ai punti di riferimento generali
della nostra storia. Ogni tentativo di deviare da questa
via, di respingerne la predestinazione comporta la
cessazione della nostra esistenza storica. La Russia ha
o un futuro eurasista, o nessuno.
Siamo per l’idealismo (culto della verità)
Le forme culturali della vita nazionale
variano nei secoli. Ma l’idea di una società Buona e
Giusta si è sempre conservata nei secoli come una
costante. Carattere culturale dei russi è
tradizionalmente l’aspirazione ad elevati ideali e una
sorta di disprezzo per la sfera dei beni materiali. Un
accentuato sentimento idealista ed una visione
universale possono essere individuati nelle più diverse
fasi della storia russa. L’ideale del sacrificio è stato
inizialmente inteso in termini cristiani, quale
particolare debito dei Russi verso la Tradizione
Cristiana affidatagli. Nel periodo Sovietico il medesimo
idealismo russo venne inteso in senso secolarizzato, in
quanto etica dell’eroismo al servizio dei principi della
giustizia sociale e dell’uguaglianza universale. E’
tipico il fatto che i conflitti fondamentali della
storia russa non si siano sviluppati fra i sostenitori
di sistemi idealisti e i pragmatici, ma quasi
esclusivamente fra due campi idealisti, in vario modo e
con varia intensità difensori di modelli idealistici,
talora perfino utopistici, differentemente espressi e
formulati. Lo stile culturale dei Russi attraversi
l’intero corso della loro storia è caratterizzato da un
ripensamento dinamico in chiave nazionale di elementi
presi a prestito da diversi contesti culturali, dalla
loro elaborazione creativa ed originale, dal loro abile
inserimento entro un particolare contesto specificamente
russo. La libertà nel creativo adattamento ed
assimilazione di scale di valori, dottrine e simboli
presi a prestito altrove rivela l’apertura dei Russi
verso la varietà etnica che li circonda. Viceversa, la
fedeltà alla propria origine nazionale, che ridà a
quanto viene preso in prestito la forma irripetibile ed
unica di un prodotto tipicamente russo, dimostra la
costanza del tipo culturale, la sua specificità
nazionale e stabilità.
La nostra conformazione idealista implica che
l’insieme dei nostri ideali è anche l’insieme dei nostri
fini.
Il nostro ideale di autocoscienza
- Siamo un popolo speciale, un mondo speciale, una
formazione geopolitica speciale
In quanto comunità storica (popolo), in quanto
organismo economico e sociale unico, in quanto speciale
formazione geopolitica, rappresentiamo un sistema
completo ed autosufficiente che è entrato nel generale
equilibrio planetario di civiltà, culture, popoli,
religioni e stati. Affermare e preservare la
nostra variegata originalità costituisce il nostro
principale compito.
- Siamo contrari a ripetere gli errori
Siamo semplicemente obbligati a non ritentare gli
errori sanguinosi dei nostri antenati, portando nel
nuovo millennio tutto il meglio della nostra storia
nazionale. Nelle nuove condizioni, il limite agli errori
grossolani e al brusco distacco dal nostro destino è
stato raggiunto. La fatalità di certi errori
ripetutamente commessi dai nostri antenati è divenuta
evidente. Nostro compito è evitare di ripetere almeno i
più grossolani fra quelli. Dobbiamo accettare il nostro
destino, realizzarlo ed affermare trionfalmente di
fronte al mondo la VERITÀ RUSSA.
- Siamo per la successione
La successione, il tramandarsi di
politiche e strategie civilizzatrici distingue i popoli
saggi da quelli insensati, gli stati maturi da quelli
votati all’avventura. Le più varie classificazioni dei
periodi della storia russa convergono nell’affermare che
il popolo russo (relativamente giovane in raffronto alla
maggioranza delle etnie europee) esce tuttavia dalla
giovinezza, e si caratterizza per una grande attenzione
al proprio destino, per una più matura valutazione della
propria posizione nel mondo. Lo stato saggio riflette
sulla propria predestinazione storica, sulla
combinazione di tradizione e percorsi innovativi
all’avanguardia, più e meglio dello stato avventurista,
temporaneo, transitorio. La Russia è chiaramente giunta
alla necessità di una profonda comprensione del proprio
«io».
Il nostro ideale di costruzione politica interna:
democrazia organica, federalismo eurasista
Il modello politico eurasista deve
fondarsi sull’imperativo della compartecipazione della
società nelle decisioni storiche fondanti,
nell’autentico governo del popolo. La compartecipazione
del popolo al proprio destino – così è definita la
genuina democrazia. Questa compartecipazione può
realizzarsi in differenti modi. Giacché la Russia
rappresenta in sé una formazione strategica su scala
enorme, la direzione del suo potenziale strategico deve
essere concentrata nelle mani di un ristretto gruppo o
singole personalità, quale che sia la loro denominazione
- presidente, monarca, Consiglio Supremo, capo, ecc.
Tale personificazione dell’autorità non contraddice il
principio della democrazia organica nel caso in cui il
comune vettore di attività delle massime personalità (o
gruppo) dello Stato corrisponda alla direzione di
riferimento dello sviluppo storico, e sia fondata sulle
costanti della vita nazionale. Dunque il criterio di
valutazione dell’adeguatezza (o inadeguatezza) del capo
dello Stato non deve essere semplicemente l’efficienza
nella realizzazione delle sue funzioni e doveri, ma
anzitutto la lealtà verso il «grande progetto» del
popolo, il servizio nei confronti della missione storica
dello Stato. Al livello di base, la
«democrazia organica» presuppone un ampio e flessibile
sistema di autogoverno correlato alle tradizioni
culturali, religiose e professionali di collettività
concrete. In un certo senso è possibile vedere in questo
modello un’analogia con i Soviet. Qui devono operare i
princìpi della «democrazia diretta», i meccanismi
dell’elaborazione di decisioni collettive, dotati di
significato politico locale e inscritti in regioni
concrete. Fra il principio strategico
unitario del potere supremo e la differenziata pluralità
dei gruppi autonomi a livello locale, deve esistere un
sistema flessibile di coordinamento politico nella
persona di organi del potere esecutivo e legislativo di
livello intermedio, che realizzino il coordinamento fra
il volere delle comunità e la linea strategica
dell’amministrazione centrale La
coesione sarà efficace al massimo nel caso in cui le
supreme autorità dello Stato controlleranno solo quegli
aspetti della vita politica che abbiano significato
strategico, come: - conservare l’integrità
territoriale dello Stato; - garantire la sua
sovranità ed indipendenza; - pianificare lo sviluppo
dei settori strategici dell’industria e dell’economia;
- provvedere i cittadini di norme di diritto;
- affermare gli interessi della Russia a livello
mondiale, ecc. ma, nelle restanti questioni non
strategiche, alle molteplici formazioni sociali locali
saranno garantite massima autonomia, indipendenza e
diritto di stabilire i parametri della vita politica a
livello locale.
- centrismo eurasista
L’identità politologica della Russia
predetermina quel vettore della visione politica del
mondo che deve essere accettato come asse del Centro
politico. Tale vettore presuppone una combinazione dei
princìpi di giustizia sociale ed economia sociale
(economia «di sinistra», socialismo) e valori di
conservatorismo e tradizionalismo culturale nel puro
orientamento politico dello Stato (politica «di destra»,
conservazione). Questa combinazione di elementi di
«sinistra» e «destra» nella definizione dell’idea russa
di Centro politico è l’inversione di come gli elementi
analoghi sono combinati nelle politiche liberali
dell’Occidente, dove il Centro politico è fondato sulla
combinazione fra «libero mercato» (economia di destra,
liberal-capitalismo) e mondialismo, innovazionismo e
antitradizionalismo della sfera politica, ma anche a
livello etico, culturale, religioso (politica di
sinistra, progressismo). Attorno alla
linea direttrice fondamentale del Centro politico
eurasista possono svilupparsi in modo dinamico delle ali
politiche – destra e sinistra, ossia partiti, frazioni e
differenti formazioni politiche dissenzienti in una
o nell’altra direzione dalla linea centrista. E tuttavia
troveranno un limite nella lealtà al comune progetto
storico della Russia, espresso nel suo massimo senso
nelle posizioni del Centro. La transizione oltre un dato
limite verso modelli politologici alternativi equivarrà
alla marginalizzazione politica E la tolleranza del
Centro in relazione perfino ai progetti più estremi,
estremisti e stravaganti (prossimi al modello
politologico liberale) dipenderà direttamente
dall’intensità del confronto geopolitico con
l’atlantismo. Se nella vita politica internazionale
esisterà una situazione favorevole alla Russia, la
tolleranza del centro verso le formazioni politiche
liberali ed estremiste aumenterà. Nei difficili periodi
di acceso confronto, al contrario, questa tolleranza
dovrà essere minima.
- terza via
Si è convenuto di definire come «terza
via» il modello che combina elementi di socialismo
moderato in economia e tendenze conservatrici,
stataliste e tradizionaliste in politica, al fine di
distinguerlo sia dal socialismo abituale (la versione
marxista, nella quale esiste una combinazione di
economia di sinistra e politica di sinistra) sia dai
regimi dittatoriali di destra (dove il conservatorismo
in politica è combinato con i meccanismi del mercato e
con l’onnipotenza dell’oligarchia finanziaria. In questa
o quella sua interpretazione, la «terza via» corrisponde
più precisamente alla storia politica della Russia.
Inoltre, un’attenta analisi delle oscillazioni fra
regimi di destra e di sinistra nella storia russa scopre
che questi processi rivoluzionari si svolgevano attorno
ad un asse comune, questi allontanandosene, quelli
avvicinandosi ad esso. Tale asse rappresenta proprio
quel Centro politico assoluto – finora non ancora
manifestatosi – la cui configurazione politologica è
identica al modello della «terza via». Di conseguenza,
la scelta del sistema politico della «terza via» come
fondamentale sarà il passo ponderato, responsabile e
fatale verso la definitiva assunzione da parte della
Russia del suo ruolo di concezione del mondo più
generalmente, universalmente e complessivamente
alternativa in campo politico. E se questa transizione
alla teoria della «terza via» avrà luogo, verranno
liquidate le ragioni fondamentali delle drammatiche
contrapposizioni rivoluzionarie, delle crudeli
rivoluzioni distruttrici e delle perturbazioni
estremistiche che hanno colorato di una tonalità
sanguinaria la storia politica della Russia. La
«terza via» rappresenta il solo garante contro future
rivoluzioni, guerre civili e rivolte che ancora potranno
dividere la Russia in campi contendenti – nel caso in
cui quella scelta non avrà luogo. La ponderata e chiara
adozione di quel modello, che è stato il nucleo nascosto
della storia politica russa, quale tendenza fondamentale
del Centro politico significherà vero consenso politico,
stabilità di lungo periodo e pace politica interna.
- federalismo eurasista
La scala della missione storica della Russia,
richiesta per prevenire l’instaurazione del «nuovo
ordine mondiale» e contrapporgli un’alternativa globale,
presuppone la creazione al suo interno di un tale
sistema politico che sia quanto più possibile aperto
all’inclusione nel blocco eurasista di altri popoli e
stati con diversa storia culturale, politica, religiosa,
economica e di civiltà. A questo scopo in Russia la
struttura politica generale deve essere quanto più
possibile prossima al modella della futura formazione
continentale eurasista. Questo significa costruire il
sistema del «federalismo eurasista», la cui
caratteristica fondamentale deve essere la combinazione
di unità strategica a livello di amministrazione
centrale ed ampia diversità di organizzazione politica,
sociale, giuridica ed economica delle parti
costituenti. Il federalismo
eurasista presuppone una costruzione politica ed
amministrativa considerevolmente diversa dal modello di
stato-nazione che sta a fondamento delle moderne potenza
occidentali. Nello stato-nazione esistono uno stretto
centralismo politico, una omogeneità linguistica e
culturale, una universale esigenza di sistema giuridico,
costituzionale, politico ed economico unitario. Si
suppone che lo stato-nazione rappresenti un blocco
monoculturale unitario, costituito da cittadini
atomizzati, in possesso di eguale statuto giuridico di
fronte ad un sistema statale unitario.
Il federalismo eurasista si fonda su ragioni
completamente diverse. In esso convivono precisamente
due princìpi: unitarietà strategica ed ampio pluralismo
etno-culturale e regionale. Lo stato è politicamente
unitario nel senso del compimento di una missione
storica unica, di un comune «grande progetto»
geopolitico. Ma si tratta dell’unità non di un paese
abituale, ma di un’intera civiltà, non di una ordinaria
formazione statale, ma della liberazione di un «impero
democratico» di tipo nuovo. Pertanto la solidarietà a
livello di destino planetario è accompagnata dalla più
vasta differenziazione al livello delle parti
costituenti, dello sviluppo dell’autonomia culturale e
religiosa. La Russia, perfino nel suo assetto attuale,
ha distintamente preservato caratteri federativi, segni
fondamentali di un «impero» composto da una
costellazione di regioni estremamente eterogenee dal
punto di vista etnico, sociale, culturale e
geografico. Ogni regione rappresenta un sistema
autosufficiente con innumerevoli caratteristiche uniche,
irripetibili. Questa specificità di mosaico etnico,
sociale, legale e comunitario deve riflettersi anche sul
piano politico, come ampia associazione federativa di
soggetti collettivi di diverso status e livello. Alla
base della definizione di unità dello spazio federale
non devono essere descrizioni
amministrativo-territoriali (come negli stati-nazione
centralisti), ma un sistema flessibile di criteri che
tengano conto dell’intero complesso di identità
culturali, sociali, storiche, economiche ed etniche. Per
cui il soggetto federale, che svolge un ruolo
strutturante nella formazione dello Stato, deve
replicare il modello federativo-democratico anche a
livello interno – ossia rappresentare in sé non la
limitata analogia di uno stato-nazione su piccola scala
(come avviene nel caso delle repubbliche di nuova
formazione separate dalla Russia, delle formazioni
nazionali e territoriali-amministrative che aspirano
oggi a conseguire l’autonomia politica, giù giù fino al
separatismo), ma un «mini-impero» con il più vasto
spettro di soggetti collettivi interni, strutturantisi,
a loro volta, quali soggetti della grande
federazione. E così via via fino all’autogoverno dei
collettivi di lavoro, degli organi esecutivi delle
comunità locali e dei Consigli. Tale
sistema federativo interna faciliterà l’unione
strategica della Russia con le diverse potenze,
potenziali partecipanti del blocco continentale
eurasista. In caso di conclusione di tali unioni, il
principio federativo si conserverà inviolabile, ma la
configurazione dello spazio federativo si estenderà (nel
caso in cui l’integrazione strategica sia molto
stretta). In questo modo saranno risolte tutte le
questioni territoriali in contenzioso, che in tutto o in
parte impediscono l’istituzione di strette relazioni di
mutua associazione fra stati vicini. Se ad esempio gli
stati vicini alla Russia, potenziali partecipanti al
blocco eurasista, proseguiranno nello sviluppo del
federalismo al loro interno, le dimensioni dell’Unione
Eurasista inizieranno ad espandersi naturalmente ed
organicamente, dato che la presenza di ampie autonomie
culturali e regionali non indebolirà gli stati
tradizionali, continuamente minacciando separatismo e
conflitti militari, ma viceversa rafforzerà il blocco
strategico, nel quale molti popoli e gruppi culturali di
piccole dimensioni avranno la tanto sospirata
possibilità di riunirsi in un insieme organico e per ciò
stesso divenire un elemento coesivo, mutando la loro
attuale missione geopolitica (distruttiva) nel suo
opposto. Per l’Eurasia plurinazionale tale ampio
approccio federalista sarebbe la soluzione ideale.
In una prospettiva ancora più remota il
federalismo eurasista potrebbe divenire un modello
politico attraente su scala mondiale, rappresentando
l’alternativa politica al livellamento mondialista del
«nuovo ordine mondiale».
Il nostro ideale di strategia geopolitica per la
Russia
La massima priorità geopolitica della Russia
nel prossimo secolo (millennio) è la creazione di un
blocco strategico eurasista – con una visione del mondo
flessibile e differenziata ed una partecipazione a
diversi livelli – quale contrappeso alle tendenze
atlantiste e mondialiste su scala globale.
Diversamente dall’epoca precedente,
l’asse di tale blocco non deve essere né una visione del
mondo né uno specifico sistema economico o politico, ma
princìpi geopolitici e strategici, un imperativo di
civiltà. La Russia deve fino in fondo
comprendere se stessa quale «asse geopolitico della
storia», quale nucleo dell’Eurasia con piena
responsabilità di affermare nella nuova fase ed in nuovi
termini la portata globale della sua predestinazione
storica e civilizzatrice (alla luce di errori e
deviazioni dei precedenti periodi storici).
- il mondo multipolare
In una prospettiva di lungo periodo
occorre orientarsi alla creazione di un mondo unipolare
genuinamente libero ed equo, organicamente formantesi
attorno differenti centri culturali, di civiltà, storici
e sociali. La ricchezza dell’umanità è direttamente
legata alla varietà delle civiltà, che non devono essere
soltanto preservate, ma nuovamente affermate. La stessa
Eurasia nei periodi migliori della sua storia si
distingueva proprio per questa varietà «imperiale», dove
l’unità strategica e geopolitica si combinava con una
costellazione di parti organiche e culturalmente
autonome. Il polo eurasista inizialmente deve aggregarsi
come roccaforte della liberazione della civiltà,
affinché la futura multipolarità divenga il risultato
naturale e desiderabile per l’Eurasia del temporaneo
ritorno al modello bipolare. Pertanto, la stessa
struttura del nuovo blocco eurasista deve inizialmente
recare in sé i germi del pluralismo culturale, della
differenziazione, della varietà, della «fiorente
complessità». In tal caso, il futuro avvento di un mondo
genuinamente multipolare sarà l’organica prosecuzione
della linea eurasista, contrapposta alla logica
unificante unidimensionale dell’atlantismo.
- le unioni strategiche eurasiste
La realizzazione del progetto eurasista
presuppone una serie di passi diretti ad accrescere il
significato strategico ed il peso autosufficiente della
Russia. Nessun altro Stato, per ragioni geopolitiche, è
in grado di diventare l’asse del blocco eurasista. La
Russia occupa un posto geograficamente centrale in
Eurasia, possiede un potenziale strategico sufficiente
per assicurare un felice avvio dei processi di
integrazione nella prima fase. Per la Russia è vitale
essere guidata, nella politica estera ed interna, da un
unico imperativo, a cui tutti gli altri devono essere
subordinati: l’imperativo della creazione dell’Unione
Eurasista.
La scala minima dell’integrazione
post-sovietica, o la sua prima tappa, deve diventare la
riunificazione strategica dei paesi della Comunità degli
Stati Indipendenti (ex Unione Sovietica) in una comune
costruzione strategica, resa compatta dalla
consapevolezza di un’unità di interessi geopolitici e da
una comunità strategica e di destino in quanto civiltà.
L’integrazione dei paesi della CSI in una nuova e più
coesiva formazione strategica deve fondarsi su compiti
geopolitici globali, e non su interessi sociali ed
economici temporanei o su di una combinazione di forze
all’interno delle élite politiche. Il significato fatale
del Progetto Eurasista è talmente grande da eccedere
incomparabilmente la somma di vantaggi e svantaggi
concreti derivanti da tale integrazione, ed ovviamente
va ben al di là dell’immagine politica e psicologica di
dirigenti e partiti che in un dato momento si trovino al
potere. L’integrazione geopolitica
della CSI (possibile nel primo stadio, ad eccezione di
quegli stati troppo profondamente implicati nei
meccanismi atlantici) deve essere realizzata in quanto
esecuzione della predisposizione eurasista, e non come
arbitrio di questo o quel raggruppamento ideologico. Per
questo motivo l’unità di fini geopolitici deve
raccogliere intorno a sé sia i regimi al governo sia le
opposizioni, sia l’élite istituzionale sia le
contro-élite rivoluzionarie. La storia
dell’umanità, la possibilità di fondare un mondo
multipolare dipendono dalla reale integrazione della
CSI. Pertanto, il dissenso politico ristretto deve
ritirarsi in secondo piano di fronte alla grandiosità di
questo progetto, e i conflitti politico-sociali –
oggettivamente inevitabili in qualsiasi società – non
devono in ogni caso estendersi alla sfera del corso
strategico generale, che in nessuna circostanza deve
essere ostaggio delle peripezie della lotta
interpartitica o delle frizioni sociali.
Proprio in questo modo la successione
geopolitica dell’élite negli USA (che pure si scontra –
e talvolta aspramente – su questioni tattiche, problemi
di metodo politico, decisioni) mai ha posto in questione
ciò che in America è detto «Manifest Destiny», ossia
«palese predestinazione». L’Eurasia,
secondo parametri suoi propri, possiede un’analoga
vocazione e predestinazione, altrettanto globale ma di
segno opposto. E la realizzazione
di questa predestinazione eurasista deve raccogliere
l’élite della CSI nella prima fase della nuova
affermazione del blocco eurasista.
- blocco continentale
Lo stadio successivo del Progetto
Eurasista, che può essere realizzato parallelamente
all’integrazione strategica della CSI, consiste nella
creazione di un’associazione strategica unitaria con gli
Stati eurasisti vitalmente interessati alla
costruzione di un’alternativa al dominio planetario
autocratico degli USA e dei paesi dell’Occidente
atlantico. Si tratta di alcuni stati arabi del Vicino
Oriente e dell’Africa Settentrionale, dell’Iran,
dell’India, della Cina e di altri paesi
estremo-orientali compresi nella regione del Pacifico.
Questi paesi possiedono un’antica
cultura, sistemi religiosi sviluppati ed una struttura
politico-sociale complessa e peculiare. Il loro modo di
vita economico rappresenta un’originale germinazione di
formazioni e sistemi. La maggioranza di questi paesi
possiedono un proprio progetto storico, espresso in
termini di originalità culturale, politica, sociale e
nazionale e di civiltà. Non sempre questi progetti si
armonizzano con quelli delle potenze e civiltà
limitrofe, ma essi sono uniti nell’opposizione
all’universalismo atlantista, nella negazione del
livellamento liberale mondialista, nel rifiuto della
dominazione autocratica degli USA. In base al principio
della comune negazione, tutti questi elementi possono
essere coinvolti in un blocco continentale di grandi
dimensioni. In seguito da questo quadro
di pluralità fortemente differenziata potrà formarsi una
realtà multipolare sulla base della comune Via
Eurasista.
- unione con Europa e Giappone
L'integrazione nel quadro della CSI, la
creazione del blocco strategico eurasista rappresentano
i passi preliminari verso un'attiva strategia planetaria
dell'Eurasia, senza la quale un'alternativa strategica
di civiltà non può possedere sufficiente spessore.
Lo stadio successivo (che nei suoi
tratti generali può essere preparato senza indugio e
parallelamente agli altri due) è l'attivazione di una
linea geopolitica verso Europa e Giappone. Europa e
Giappone rappresentano le due maggiori «zone costiere»
strategiche, il controllo sulle quali assicura
all'atlantismo (gli USA) una stabile supremazia su di
una potenziale civiltà eurasiatica. Per
questo motivo il destino finale dell'Eurasia dipenderà
dal buon esito della neutralizzazione di Europa e
Giappone, dalla loro esclusione dal controllo strategico
degli USA e dalla successiva inclusione nel progetto
pan-eurasista. Solo una volta raggiunta questa
dimensione – includendo l'Europa e l'intera regione del
Pacifico insieme con il Giappone – il Progetto Eurasista
sarà pienamente compiuto e capace di esercitare un
effetto decisivo sui processi a livello planetario.
- fine: promozione civilizzatrice di una nuova
realtà planetaria multipolare
Il compito geopolitico globale della Russia consiste
nella creazione di un mondo multipolare, nella
promozione strategica di questo mondo. La transizione ad
esso, in quanto alternativa pluralista e differenziata
al mondialismo atlantico unidimensionale, sarà possibile
soltanto nel realizzarsi di tutti e tre gli stadi del
Progetto Eurasista. Un mondo libero multipolare, con una
fiorente complessità di culture e civiltà – ecco
l'ideale geopolitico supremo della Russia, la sua
vocazione, la sua predestinazione.
Il nostro ideale di strategia geoeconomica della
Russia: il grande spazio autosufficiente
- il principio eurasista del «pluralismo
economico»
Il modello economico eurasista è fondato su un
principio opposto all’universalismo liberale, ai
postulati della cosiddetta «scuola economica classica».
Ogni comunità storica possiede una propria, unica storia
di sviluppo economico, una propria struttura di
organismo economico. Il sistema dei criteri in base ai
quali è valutata l’efficienza dell’economia, i parametri
del successo o fallimento, non possono essere separati
dal contesto storico, sociale e culturale di una data
società. Il pensiero della scuola economica classica
occidentale proviene dall’errato presupposto di uno
sviluppo economico unidirezionale e secondo una
traiettoria unica per tutti i popoli e stati, soltanto
con tempi diversi. Su questa convinzione si fonda la
rappresentazione «degli indubbi vantaggi del modello
economico occidentale, quale stadio più avanzato di
realizzazione del modello economico comune a tutti i
popoli». Spinto da questa convinzione, l’Occidente si
ritiene legittimato ad agire da arbitro economico su
tutto il globo, imponendo a tutti gli altri quel sistema
di criteri economici che riflette la logica di sviluppo
dei sistemi economici dei paesi occidentali.
Il modello economico eurasista deriverà
dal principio opposto – l’impossibilità di una
valutazione dei sistemi economici dei vari popoli a
partire da un criterio generale astratto e separatamente
dalla realtà culturale e storica. Contro il monismo
economico dell’economia politica liberale, la visione
del mondo eurasista presenta il concetto di una
pluralità economica. In pratica ciò significa che il
sistema economico mondiale consiste in unità economiche
sovrane, sviluppantisi secondo una propria logica
interna ed impossibili da valutare secondo qualsiasi
teoria generale. Precisamente come è impossibile
dimostrare, in base a criteri astratti, la superiorità
di una cultura su di un’altra, la verità di una fede in
rapporto ad una fede diversa, il primato di una razza su
di un’altra, così è impossibile giustificare il primato
di un sistema di gestione economica su di un altro,
poiché ciò vorrebbe dire obliterare la storia economica
originale di ciascun concreto popolo e stato.
I tradizionali complessi economici
delle nazioni arcaiche sono perfettamente efficienti,
equilibrati ed adeguati nel quadro del loro contesto
storico e culturale, al pari dei complessi industriali
tecnologici avanzati del mondo occidentale. La
specificità economica e gestionale riflette la proprietà
culturale. Il compito dell’economia eurasista è
garantire nel quadro del proprio dominio la sovranità,
la conservazione e lo sviluppo organico di tutti gli
attuali sistemi economici che riflettano il cammino
storico-culturale di popoli concreti. La pluralità
economica del modello eurasista riflette al livello
economico quel principio di multipolarità cui è
orientata la geopolitica eurasista.
- creazione di sistemi economici autosufficienti
di tipo misto (pluralità di regimi)
Il vettore di sviluppo economico della
Russia dovrebbe essere organicamente accordato con i
fondamentali punti di riferimento geopolitici e
strategici del suo sviluppo, cioè con il Progetto
Eurasista. E’ perfettamente chiaro che l’adesione a
dogmi astratti di pure ideologie economiche (siano esse
il marxismo o il liberalismo) sottrae la Russia al suo
destino nel labirinto della scolastica e dei conflitti
civili. Inoltre, il liberalismo, al
pari del marxismo, insiste sull’unificazione economica,
sul livellamento dei processi gestionali. Il naturale
sviluppo dell’economia in Russia deve realizzarsi sulla
base di un approccio complesso che tenga conto fattori
sia economici sia non-economici. L’imperativo strategico
della linea eurasista richiede l’edificazione
dell’economia in regime di «autosufficienza allargata»,
in prospettiva su scala continentale. E’ il modello
neo-keneysiano di «isolamento economico» o la versione
aggiornata della «unione doganale».
Questo modello economico presuppone la parziale apertura
dell’economia (in rapporto agli alleati strategici) e la
presenza di barriere economiche rispetto ai sistemi
economici di quei paesi che fanno parte del blocco
strategico contrapposto. Il secondo
imperativo dello sviluppo dell’economia russa è
l’esigenza di una debita pluralità di regimi, la
combinazione differenziata di vari sistemi economici –
dal controllo statale (nelle aree strategiche) al libero
mercato (nella piccola e media produzione, nel sistema
commerciale, nei servizi) attraverso sistemi miscellanei
di gestione collettiva (cooperative, società per azioni,
ecc.).
- keynesismo per l’Eurasia, «isolamento economico
eurasista»
Il modello economico più rispondente alla moderna
Eurasia in vista dell’instaurazione di un fattore
civilizzatore, è il modello keynesiano, posto al centro
del rispetto delle priorità strategiche dell’insieme
eurasista di stati e nazioni. Nel definire
l’orientamento delle riforme economiche, l’enfasi va
posta non semplicemente sull’acquisizione della massima
efficienza, ma sul contesto generale di civiltà e
sociale, nell’interesse del quale queste riforme devono
essere realizzate secondo la logica delle cose. E dal
momento che questo contesto nei suoi vettori
fondamentali è non solo diverso, ma per molti versi
opposto rispetto al sistema liberale atlantista, al
«nuovo ordine mondiale», un importante problema è la
creazione di un’«isola economica eurasista» dotata di
relativa autosufficienza. Ciò presuppone una variante
economica paternalista, necessaria per l'intero periodo
di sviluppo economico dell'Eurasia. Quindi lo sviluppo
dei settori fondamentali dell'industria, dei sistemi
informatici, dell'agricoltura e specialmente dell'alta
tecnologia deve essere compito principale del potere
centrale, responsabile delle questioni strategiche. Gli
elementi di mercato, assolutamente indispensabili per
una serie di settori economici – piccola e media
produzione, sfera dei servizi, ecc. – devono combinarsi
con il settore pubblico. Il problema dell'occupazione
deve essere risolto a livello strategico statale, e non
soltanto di mercato. La classe parassita dei percettori
di rendita (rentiers) deve essere marginalizzata a
fronte dei gruppi sociali produttivi degli imprenditori
e dei lavoratori percettori di retribuzione nelle
imprese private e statali (cosiddetti «salariati»).
- finanza eurasista
E' necessario che la Russia crei la
propria moneta in un comune contesto finanziario
planetario. Questo è possibile per tre vie: 1)
legandola al dollaro (in quanto moneta mondiale di
riserva de facto), 2) legandola alle monete di altre
grandi regioni geoeconomiche (Europa o Pacifico), 3)
creando un proprio sistema finanziario nel quadro di
un'ampia unione doganale eurasista – il cosiddetto
«rublo eurasista». La prima variante scompare per
ragioni strategiche, dal momento che rende l'economia
eurasista della Russia dipendente dal polo geopolitico
atlantico (il che equivale al suicidio). La seconda e
terza variante possono essere realizzate in parallelo
con la soluzione prioritaria del «rublo eurasista». La
garanzia del «rublo eurasista» non può consistere
unicamente nelle strutture economico-industriali, ma nel
complesso delle potenzialità geopolitiche, strategiche e
di risorse dell'Eurasia, con particolare enfasi sulla
sfera dell'armamento nucleare russo e delle altre
innovazioni della tecnologia bellica, valutata come
equivalente finanziario delle dimensioni del potenziale
di forza. Proprio in base a questa logica nel mondo del
secondo dopoguerra gli USA hanno conseguito la
supremazia nel campo capitalista, avendo tradotto la
superiorità di forza strategica in equivalente dominio
finanziario del dollaro, e, proprio in ragione di tale
operazione, essendosi assicurati una crescita economica
prepotente. Nel quadro del blocco strategico eurasista
la Russia può ragionevolmente replicare questo schema, e
legare la sua moneta, il «rublo eurasista» alla
conservazione e allo sviluppo del potenziale militare
strategico, visto come garanzia di libertà ed
indipendenza delle altre potenze eurasiste dalla
dittatura neocoloniale del «nuovo ordine mondiale».
- quarta zona, partecipazione pragmatica
all'economia virtuale mondiale
Il principale compito economico
della Russia è la creazione di una zona economica chiusa
autosufficiente ed autarchica entro i limiti
dell'Eurasia. la quarta zona eurasiatica – assieme alle
altre tre esistenti: americana, europea e del Pacifico –
deve unire in un comune spazio economico i territori dei
paesi della CSI ed un certo numero di paesi est-europei
ed asiatici interessati all'indipendenza strategica di
fronte alla pressione economica del «Nord ricco».
Potenziali partecipanti alla quarta zona possono essere
paesi con differenti sistemi economici, il che comporta
un'integrazione economica a diverse velocità a seconda
delle specificità della regione o del paese dato. La
quarta zona economica deve orientarsi all'interazione
prioritaria con gli spazi economici confinanti – Europa
e Pacifico – con il fine ultimo di contrastare
l'egemonia americana sul globo e normalizzare
l'equilibrio economico sull'intero territorio del
pianeta. Già i primi passi verso la realizzazione della
quarta zona cambieranno l'equilibrio economico fra
regioni industriali ad alta tecnologia e regioni ricche
di risorse, spezzeranno l'univoco dominio del «Nord
ricco» e lo sfruttamento coloniale del «Sud
povero».
- coinvolgimento nei processi geoeconomici
planetari con il fine di impartirvi una direzione di
civiltà eurasista
Il sistema economico-finanziario della Russia non può
ignorare il formarsi di un'economia virtuale a livello
mondiale, il tradursi del potenziale economico nella
sfera del know-how informatico e delle borse-valori
elettroniche. In una prospettiva di lungo periodo, il
corso politico eurasista deve risultare in una
relativizzazione (e perfino in una cancellazione) di
tale sistema finanziario virtuale e nel ritorno alle
priorità del settore reale, agli investimenti a lungo
termine e alla concreta produzione di beni materiali,
nella transizione dal capitale virtuale alla gestione
reale, creativa ed organizzatrice. Ma durante una fase
transitoria la Russia deve prendere parte all’economia
virtuale mondiale, tramite la delega concessa a
particolari gruppi di brokers sotto stretto controllo
delle massime autorità statali, per assimilare le nuove
tecnologie e là dove possibile esercitare una direzione
sulle tendenze globali, amplificando strategicamente la
posizione della geoeconomia eurasista.
Il nostro ideale di sviluppo industriale della
Russia
- informatizzazione
La creazione della quarta zona richiede la radicale
modernizzazione dell’industria domestica, l’introduzione
sistematica e su vasta scala di tecnologie avanzate
nella sfera delle produzioni strategiche. Alla base di
tale modernizzazione deve stare il sistema di
informatizzazione, comunicazione e trasporto, che
costituisce l’asse reale della fase di sviluppo
postindustriale dell’economia. Grazia
all’informatizzazione su vasta scala, numerosissimi
problemi di organizzazione della produzione,
commercializzazione e distribuzione, nonché processi di
integrazione economica ed allocazione del lavoro
nell’ambito della zona eurasista potranno essere risolti
con successo. Grazie alla flessibilità delle tecnologie,
l’informatizzazione può essere introdotto tanto nei
processi ad alta tecnologia, quanto in alcune sfere
economiche tradizionali, moltiplicando ovunque
l’efficienza. L’informatizzazione programmata e
universale deve diventare priorità strategica dello
Stato. Nella questione della creazione di un sistema
doganale solidale eurasista l’informatizzazione svolgerà
un ruolo centrale, e da essa dipenderà in non piccola
misura il successo di tale unione.
- regionalizzazione
I processi di integrazione dell’economia eurasista
devono essere accompagnati da un aumento dell’importanza
delle singole regioni e del loro grado di indipendenza
amministrativa ed economica. Le zone industriali devono
essere integrate nel comune campo economico eurasista
non per via di decreti, ma tramite una naturale ed
organica connessione orizzontale, riproducente al
livello economico il sistema federativo. Il controllo
dal centro deve toccare esclusivamente le sfere
strategiche, definire i parametri economici generali, ma
i passi concreti per la realizzazione dei compiti
generali per lo sviluppo industriale devono essere
decisi a livello locale.
- creazione di cicli industriali chiusi legati
agli spazi locali
L’allocazione del lavoro nel contesto
della quarta zona non presuppone la centralizzazione
della gestione produttiva. Le grandi aree industriali
devono basarsi sull’impiego delle infrastrutture e del
potenziale di risorse locali. Tale organizzazione di
cicli industriali semichiusi legati ai sistemi locali è
indispensabile per accrescere la solidità del modello
economico pan-eurasista e il livello di sicurezza
industriale. In tale situazione, i complessi industriali
devono diventare il nucleo degli insiemi sociali in
considerazione della specificità etnica, demografica,
religiosa e culturale della popolazione.
- qualificazione ecologica delle produzioni
industriali
Il fattore ambientale deve essere incluso fra le
priorità fondamentali nella valutazione esperta dei
progetti industriali, e la sua valutazione deve essere
necessaria anche nelle questioni relative alla
ristrutturazione delle produzioni esistenti. La
probabilità di una catastrofe ecologica aumenta nelle
condizioni attuali, ed in questa situazione la
conservazione dell’ecosistema diviene un elemento
principale della sicurezza strategica.