Цели «Евразийского Движения»:
- спасти Россию-Евразию как полноценный геополитический субъект
- предотвратить исчезновение России-Евразии с исторической сцены под давлением внутренних и внешних угроз --
Администрация Международного "Евразийского Движения" Россия, 125375, Москва, Тверская улица, дом 7, подъезд 4, офис 605, (м. Охотный ряд) Телефон:
+7(495) 926-68-11
Здесь же в штаб-квартире МЕД можно приобрести все книги Дугина, литературу по геополитике, традиционализму, евразийству, CD, DVD, VHS с передачами, фильмами, "Вехами" и всевозможную евразийскую атрибутику. E-mail:
Testi | Dugin | L’Eurasia si farà e si sta già facendo | 04.07.2002
Archivio de EURASIA the site of Martino Conserva (translations, publications)
original text
Aleksandr Dugin
L’Eurasia si farà e si sta già facendo
Alla vigilia della visita del Presidente degli USA in Russia, nell’arena
internazionale si è verificato un importante evento, peraltro ampiamente
trascurato di fronte al summit intercontinentale. La maggior parte dei
mezzi di informazione ha dato solo un minimo spazio alla notizia della
conversione del sistema di coordinamento esistente nell’ambito dell’Accordo
sulla Sicurezza Collettiva della CSI in una organizzazione internazionale
regionale, l’Organizzazione dell’Accordo sulla Sicurezza Collettiva. In
realtà, si tratta di un passo il cui valore può essere difficilmente
sottostimato. Ma, per quanto sia strano, all’evento non ha fatto seguito
la pubblicazione di alcun serio materiale analitico sulla grande stampa
russa.
Qual è l’aspetto geopolitico della questione? Per poter valutare
con la dovuta chiarezza il significato di questa risoluzione è necessario
spendere qualche parola riguardo alle precedenti soluzioni della questione.
Sul piano geopolitico, con la fine degli anni ’80 è iniziata
la graduale de-costruzione del potenziale strategico del polo terrestre,
lo spazio strategico Eurasiatico, a quel tempo fissato entro il quadro
dell’Accordo di Varsavia. Se in senso ideologico l’Accordo di Varsavia
era concepito come l’unione di paesi caratterizzati da un’economia socialista
ed una filosofia marxista, in una visuale geopolitica esso era il contenitore
formale di una costruzione continentale, terrestre, opposta all’atlantismo,
a quei tempi identificato nei paesi di tipo capitalista. Notiamo subito
che questo modello ideologico assumeva in pieno l’eredità della
disposizione geopolitica delle forze precedente, pre-rivoluzionaria, quanto
non si trattava del contrasto fra campi ideologici ma fra zone di influenza
dei principali stati europei. Prima dell’URSS la medesima funzione strategica
eurasiatica veniva svolta dalla Russia imperiale.
L’Unione Sovietica ruppe nettamente i propri legami ideologici con il
passato, con lo zarismo, ma geopoliticamente, quasi nulla fosse accaduto,
ne eredità la medesima funzione strategica. Le leggi della geopolitica
si dimostrarono più fondamentali delle leggi della filosofia.
La crisi del marxismo nell’URSS e nei paesi dell’Europa Orientale portò
con sé anche la dissoluzione dell’Accordo di Varsavia. Ma da parte
dei paesi della NATO, che riuniva in sé le società ad economia
capitalista, non venne una risposta simmetrica. Per di più, lo spazio
strategico ora libero venne ad essere occupato a poco a poco dall’influenza
atlantista: i paesi dell’Europa Orientale cominciarono a fare a gara per
richiedere lo status di membri della NATO. Geopoliticamente questo significava
prendere le distanze dall’eurasismo ed entrare nell’orbita dell’atlantismo.
Né poteva essere altrimenti, dato che i sistemi geopolitici sono
fra loro connessi come vasi comunicanti: alla decrescita dell’eurasismo
corrisponde la crescita dell’atlantismo, e viceversa.
Lo stadio successivo dell’auto-liquidazione portò alla dissoluzione
dell’URSS stessa. Politicamente ed ideologicamente ciò avvenne in
modo abbastanza radicale, ma sul piano strategico un’azione altrettanto
drastica era semplicemente impossibile. Perciò il sistema integrato
dei quartier generali del paesi della CSI [Comunità degli Stati
Indipendenti] venne conservata come eredità strategica, come centro
di coordinamento della direzione comune delle forze armate dei paesi di
nuova formazione. Fondamentalmente, al pari della CSI, questa struttura
militare venne inizialmente pensata come lo strumento di un “graduale e
civile divorzio”.
Tuttavia, col passare del tempo questo fattore strategico, al pari di
non meno definite ragioni di ordine economico, doganale e persino politico,
hanno riportato all’ordine del giorno la geopolitica. E’ così risultato
evidente che l’unità strategica delle potenze Eurasiatiche – quali
sono senza dubbio tutti i membri della CSI – è molto più
profonda della forma politica esteriore della storia del periodo sovietico
o dell’impero russo.
I popoli e le élites politiche ed economiche delle repubbliche
un tempo sorelle hanno incominciato a vedere sempre di più la comunità
di interessi come comunità di destino (Gasprinskij). Così,
invece dello strumento per un “divorzio civile”, la CSI ha incominciato
gradualmente ad essere vista come qualcosa di diverso: come una fase di
un nuovo processo, il processo dell’integrazione Eurasiatica. Qui va dato
merito al presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, il quale per
primo iniziò a parlare di una “Unione Eurasiatica”. Fra l’altro,
nel 1994 un progetto analogo, diverso solo per la denominazione, venne
presentato anche dal Presidente dell’Uzbekistan Islam Karimov; questi più
tardi assunse tuttavia un atteggiamento geloso nei confronti dell’iniziativa
di Nazarbaev ed incominciò a criticare l’“eurasismo”. Ma ciò
che conta non è il nome, bensì l’essenza del fenomeno: la
consapevolezza geopolitica dei dirigenti dei paesi CSI ad un certo momento
– verso la metà degli anni ’90 – sotto la pressione del corso oggettivo
degli sviluppi mondiali iniziò a rivolgere una crescente attenzione
alla necessità di arrestare il processo di dissoluzione strategica
dello spazio Eurasiatico.
Durante gli anni della presidenza Eltsin l’iniziativa per una nuova
ondata di integrazione strategica Eurasiatica non ricevette alcun particolare
appoggio nella Federazione Russa. Il Cremlino non vi si oppose apertamente,
ma la guardò con freddezza. Da un lato, a questo contribuì
il mito economico, attivamente diffuso dai “giovani riformatori”, secondo
il quale ogni genere di riavvicinamento della Russia ai paesi CSI non è
economicamente praticabile; dall’altro lato, il frenetico allineamento
sulle posizioni dell’Occidente generò un sentimento di scetticismo
e irritazione nei confronti delle repubbliche un tempo sorelle. Nazionalismo
ed occidentalismo su questo punto andarono a braccetto. Inoltre, la febbre
dell’anticomunismo fece sì che qualsiasi iniziativa di integrazione
venisse identificata con un il “ritorno dei comunisti”.
Solo alla fine dell’epoca Eltsin, e specialmente con l’ascesa al potere
di Vladimir Putin, la posizione del problema mutò. Grazie ad una
solida formazione geopolitica, sottoposta alla prova della pratica, il
nuovo presidente non poteva coltivare per inerzia miti irresponsabili ed
effimeri. Passo dopo passo nelle Federazione Russa pensiero strategico
e visione geopolitica del mondo vennero riportati in vita. Con Putin è
iniziata la svolta dal “divorzio civile” alla “nuova integrazione”.
Ulteriori e importanti passi concreti fanno seguito. Primo: il legare
in una “unione doganale” cinque paesi della CSI - Russia, Bielorussia,
Kazakistan, Kirghizstan e Tajikistan. Sappiamo dalla storia che la realizzazione
di una unione doganale è il primo passo economico verso l’ulteriore
integrazione politica. Il primo teorico dell’unione doganale (Zollverein)
fu Friedrich List, l’economista tedesco promotore del concetto di integrazione
degli stati tedeschi, in seguito brillantemente realizzata nella pratica.
Un modello analogo venne seguito anche con l’istituzione dell’Unione Europea,
che ebbe inizio con misure di integrazione economica.
Dopo lo sviluppo dell’unione doganale, il passo successivo dell’integrazione
economica fu la costruzione dell’EvraAzES: la “Associazione Economica Eurasiatica”
fu un passo ulteriore sulla via della realizzazione di una conseguente
“Unione Eurasiatica”, che estende il modello dell’integrazione doganale
al livello di una più vasta partnership economica. Da un punto di
vista geopolitico essa ha mostrato la volontà di rinascita del polo
Eurasiatico, la lotta contro il quale è vista come questione prioritaria
da strateghi atlantisti quali Zbigniew Brzeszinski, che descrive nel suo
libro La grande scacchiera lo scenario di un ulteriore dissoluzione
dei paesi CSI, ed in particolare della Russia, come lo scenario ottimale
(per l’Occidente, più esattamente per gli USA). L’élite politica
dei paesi CSI, presa coscienza della necessità di una nuova integrazione,
ha trovato in Putin un punto di appoggio ed un centro geopolitico.
Nonostante le dinamiche ed i paradossi della congiuntura politica internazionale,
il processo di integrazione Eurasiatica negli ultimi anni sta gradualmente
prendendo velocità. Ed in questa chiave va letta la decisione della
creazione dell’Organizzazione dell’Accordo sulla Sicurezza Collettiva.
Le strette di mano a livello economico hanno lasciato il posto a quelle
a livello militare e strategico. Dichiarando la propria disponibilità
alla costruzione di un’economia Eurasiatica integrata nella forma della
EvraAzES – cui hanno recentemente aderito Kiev e Kishenev, seppure a titolo
di osservatori – i capi di stato avviati sul cammino di una nuova integrazione
Eurasiatica hanno compiuto il passo di dichiarare la propria volontà
di creare un sistema di sicurezza comune. E’ il caso di sottolineare la
fondamentale differenza fra questa nuova “organizzazione intra-regionale”
rispetto ai precedenti sistemi di coordinamento fra le forze armate dei
paesi membri della CSI: in realtà, gli strumenti amministrativi
esistenti per pura inerzia e concepiti per una separazione graduale e “morbida”
vedono ora mutare radicalmente il proprio significato. D’ora in avanti
ci troviamo in una epoca di nuova presa di coscienza strategica di fini,
minacce e sfide comuni, il che trasforma i partecipanti alla EvraAzES negli
elementi di uno spazio strategico Eurasiatico unito, nuovamente organizzato
in unità geopolitica.
Certamente, l’attuale forma della Organizzazione dell’Accordo sulla
Sicurezza Collettiva non può reggere il paragone non soltanto con
l’Accordo di Varsavia, ma anche con le Forze Armate dell’URSS. Tuttavia
la linea geopolitica di questa impresa è estremamente importante.
Se sforzi organizzati e costanti verranno spesi in questa direzione, lo
status strategico dell’Eurasia potrà crescere in misura sostanziale.
Certo, non dobbiamo peccare di eccessivo ottimismo: il potenziale militare
aggregato dei paesi dell’Accordo è assolutamente inadeguato alla
competizione con la potente NATO. Ma, del resto, non è questo il
compito che esso si pone. Ciò che conta è semplicemente consolidare
in passi concreti la volontà geopolitica della futura rinascita,
esprimere la determinazione a rafforzare e difendere la propria sovranità
strategica. E questo è in sé già moltissimo.
Un’ultima osservazione. E’ in agenda la questione di un sistema comune
di “Sicurezza Eurasiatica”. Questo tema va ben oltre la dimensione dell’attuale
“Accordo” e la dimensione del complesso dei paesi CSI. Nelle attuali condizioni
planetarie, Sicurezza Eurasiatica presuppone da parte della Russia un sistema
flessibile di alleanze ed accordi con la forze più diverse dell’Occidente
come dell’Oriente. Unione Europea e Giappone possono essere considerati
i limiti continentali dell’integrazione strategica dell’Eurasia. I paesi
asiatici – Iran, India, Cina – rientrano già per natura nel novero
dei diretti associati. E l’ampliamento del numero dei partecipanti alla
Organizzazione dell’Accordo sulla Sicurezza Collettiva, in specifico ad
altri paesi CSI, ad alcuni paesi Est-Europei e alla Mongolia, rappresenta
in generale una questione urgente.
Nessuno vuole affermare che l’integrazione Eurasiatica sia qualcosa
di semplice e facile. Creare e costruire è sempre più difficile
che rovinare e distruggere. E comunque è necessario ammettere che
tutte le precedenti varianti strategiche della geopolitica Eurasiatica,
nonostante i molti pregi, avevano un enorme difetto: hanno fallito, si
sono dimostrate effimere, non sono state all’altezza del compito storico
di un’affidabile integrazione geopolitica del continente. Questo appare
con evidenza nella limitatezza della filosofia Sovietica e nella palese
inadeguatezza geopolitica dimensionale del blocco Eurasiatico nelle sue
precedenti configurazioni; alcuni geopolitici europei (in particolare Jean
Thiriart e Jordi von Lochhausen) da molto tempo avevano previsto che il
destino dell’Accordo di Varsavia, nei suoi confini di allora, era storicamente
segnato.
La sola via di salvezza per l’URSS (e prima di allora per l’Impero Russo)
sarebbe stata la neutralizzazione dell’Europa (e del Giappone) e uno sbocco
verso i mari caldi del sud: solo in tal caso il polo Atlantico sarebbe
stato in un modo o nell’altro sopraffatto. Ma questo venne impedito dalla
filosofia, fosse essa marxista, nel caso dell’URSS, o coloniale-zarista,
nel caso dell’Impero Russo. Ad un certo momento sarebbe stato necessario
sacrificare o la sovrastruttura ideologica o la geopolitica. Ahimè,
nel XX secolo l’élite politica russa (sovietica) non volle sacrificare
la propria filosofia. Per questo abbiamo pagato un prezzo. Ma non abbiamo
il diritto di ripetere il loro errore.
Rossiiskaja Gazeta, 4 luglio 2002, n.120 (2988); http://www.rg.ru/
Trad. M.Conserva
Телепартия
Александр Дугин: Постфилософия - новая книга Апокалипсиса, Russia.ru
Валерий Коровин: Время Саакашвили уходит, Georgia Times
Кризис - это конец кое-кому. Мнение Александра Дугина, russia.ru
Как нам обустроить Кавказ. Валерий Коровин в эфире программы "Дело принципа", ТВЦ
Спасти Запад от Востока. Александр Дугин в эфире Russia.Ru
Коровин: Собачья преданность не спасет Саакашвили. GeorgiaTimes.TV
Главной ценностью является русский народ. Александр Дугин в прямом эфире "Вести-Дон"
Гозман vs.Коровин: США проигрывают России в информационной войне. РСН
Александр Дугин: Русский проект для Грузии. Russia.Ru
4 ноября: Правый марш на Чистых прудах. Канал "Россия 24"