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Testi | Autori classici | Savickij | Svolta all'Oriente | 1921
    31 àâãóñòà 2002, 22:55
 
Archivio de EURASIA a cura di Martino Conserva original text

Petr Savickij

SVOLTA AD ORIENTE

(Povorot k Vostoku, 1921)

 Esiste qualcosa di comune fra la situazione della Francia al tempo della Grande Rivoluzione e quella della Russia negli anni presenti.

Allora, come adesso, un paese europeo reca la “parola nuova”. Questo paese, uscendo nell’impeto rivoluzionario dai propri confini politici, conquista quasi per intero l’Europa, ma la parte restante di questa, unitasi in coalizione, riesce a domarla.&

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La Russia anteriore alla guerra e alla rivoluzione “era uno stato civilizzato contemporaneo di tipo ‘occidentale’, seppure, in verità,  il più indisciplinato fra tutti quelli esistenti” (H.D. Wells). Ma nel corso della guerra e della rivoluzione, la “natura europea” della Russia è venuta meno, come una maschera cade dal volto. Ed abbiamo visto l’immagine della Russia, non più celata dalla stoffa degli ornamenti storici – abbiamo visto la Russia bifronte... Con una faccia essa è rivolta verso l’Europa; come la Francia nel 1793, essa porta all’Europa la “parola nuova” – e stavolta la parola nuova è quella della “rivoluzione proletaria”, del comunismo realizzato.

Ma con l’altra essa ha distolto il volto dall’Europa... (Wells, in proposito, racconta che “Gorkij è oppresso, come da un incubo, dal timore di fronte ad una svolta della Russia verso Oriente”. Ma la Russia stessa non è già forse “Oriente”?...)

Non si trovano forse in Russia molte persone nelle cui vene scorre sangue khazaro o polovesiano, tataro o bashkiro, mordvino o ciuvasco? Sono forse molti i russi interamente estranei all’impronta dello spirito orientale – alla sua mistica, in fin dei conti alla sua accidia contemplativa? Fra le masse della gente semplice russa è evidente una certa inclinazione verso le masse semplici dell’Oriente, e l’organica fraternizzazione dell’ortodosso con il nomade o il paria dell’Asia.  La Russia in verità costituisce un paese ortodosso-musulmano, ortodosso-buddhista.

I bolscevichi decretarono la persecuzione contro gli ortodossi e la profanazione di ogni fede. E’ così. Ma con estrema chiarezza – accentuata da tutta la forza del contrasto – è emerso lo stato d’animo religioso diffuso fra quelle masse russe e non russe, sospinto e animato dal bolscevismo.

La profanazione bolscevica o l’indifferenza bolscevica verso la fede contribuiscono alla comprensione della Russia tanto poco quanto la politica bolscevica traduce in pratica le ampollose enunciazioni di Marx.

Proprio perché la Russia non è soltanto “Occidente”, ma anche “Oriente”, non soltanto “Europa”, ma anche “Asia”, e persino niente affatto Europa, ma “Eurasia” – proprio per questo a quella natura (sostanza) storica, che era rimasta fra parentesi nella Grande Rivoluzione Francese, si associa la Rivoluzione Russa. Quella francese fu una rivoluzione in un paese con una popolazione di 25 milioni di abitanti ed un’estensione di 540mila kmq. La rivoluzione russa ebbe luogo in un paese dove vive una popolazione di 150 milioni di abitanti in 20 milioni di kmq. La Francia è una parte dell’Europa. La Russia costituisce già un “continente a sé”, nel senso preciso di comparabile, per la sua importanza, all’Europa.

Agli alleati del 1814-1815 fu sufficiente la forza per domare ed occupare la Francia. Quale dovrebbe mai essere la nuova coalizione capace di domare e occupare la Russia?...

....Fra enormi sofferenze e privazioni, in mezzo alla carestia, nel sangue e nel sudore, la Russia ha preso su di sé il peso della ricerca della verità in tutto e per tutto. La Russia è nella colpa e nell’ateismo, nell’abominio e nella sporcizia. Ma la Russia è nella ricerca e nella battaglia,  alla punizione della città straniera... Il pathos della storia non riposa presso colui che è tranquillo nella conoscenza della verità, autocompiaciuto e sazio. Le lingue di fuoco dell’ispirazione discendono soltanto sugli spiriti inquieti: allora sono le ali dell’Angelo del Signore a scuotere l’acqua del fonte battesimale.

Dunque, la Russia non fa più parte delle civiltà ben ordinate del mondo. E in questa assenza sta in cambiamento. Giacché, nella sua personale maniera di “non essere”, la Russia si fa punto di concentramento ideologico del mondo.

Tradotto nel linguaggio della realtà, ciò significa che nell’arena della storia mondiale ha fatto la sua comparsa un nuovo mondo culturale e geografico. L’intenso sguardo rivolto all’avvenire: non si allontana forse verso l’Oriente la dea della Civiltà, la cui tenda per tanti secoli è stata piantata fra le valli e le colline dell’Occidente Europeo?... non va forse verso coloro che sopportano la carestia, il gelo e la sofferenza?...

Abbiamo la facoltà del presentimento... E in questo presentimento è possibile trovare l’origine di quella specie particolare di autocompiacimento, l'autocompiacimento di chi è sofferente... Ma abbandonarsi all’autocompiacimento significa perire. E’ impossibile tenere segreto ciò che si ritiene la verità. Ma è impossibile acquietarsi nel presentimento. L’ineluttabile non esiste. Esiste la possibilità. Solo nella via dell’intensa creazione, senza paura di confessarsi in errore e riconoscersi nella debolezza – solo al prezzo di uno sforzo incessante, la possibilità assurge ad attualità.
 


  
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